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Il fallimento del decentramento amministrativo barese è cosa evidente

A confermare l’irrilevanza politico-amministrativa dei cinque Municipi baresi di decentramento comunale sono le stesse forze politiche cittadine che con le candidature effettuate, sia per le  presidenze che per i mini consigli, anche nella competizione elettorale in corso stanno dimostrando ancora una volta (ma ora senza più alcun ombra di dubbio!) quale è l’effettivo “valore” che i politici dell’Amministrazione comunale centrale barese attribuiscono agli organi amministrativi periferici del Comune, quali sono per l’appunto quelli di decentramento. Un “valore” che – secondo quanto è avvenuto nel capoluogo pugliese dal 1981, ossia da quando è partito il decentramento, ad oggi – è sempre stato di carattere puramente elettorale e non anche politico-amministrativo, perché l’interesse ad attuare un reale decentramento delle funzioni, e quindi del potere comunale, in materie sia pur secondarie rispetto all’unitarietà di programma ed azione amministrativa, non è mai esistito in passato ed in maniera altrettanto evidente non esiste ancora ora neppure per il futuro, da parte di chi si accinge a conquistare per i prossimi cinque anni la guida della città. Infatti, basta soffermarsi sul modo e sui tempi con cui, alla vigilia della campagna elettorale in corso, sono state effettuate le scelte dei nomi proposti per la guida dei cinque Municipi baresi di decentramento amministrativo. E ciò a prescindere dai colori politici dei candidati sindaci e dalle loro rispettive coalizioni. Al riguardo è significativo il “siluramento” da parte del sindaco Decaro di tutti e cinque i presidenti di Municipio uscenti, benché tutti al loro primo mandato, per far posto a personaggi che, attratti verosimilmente soltanto dalla cospicua indennità riservata ai presidenti baresi di Municipio (circa 3000 euro netti mensili!), si sono catapultati alla conquista di una poltrona che sul piano concreto serve a poco per la risoluzione dei problemi dei cittadini del territorio di competenza. Insomma, i presidenti di Municipio a Bari servono solo alla politica per assegnare una sorta di “stipendio” a coloro che sicuramente sono accondiscendenti con l’attuale sistema di gestione dell’Amministrazione centrale piuttosto che rischiare di offrire alle comunità dei rispettivi Municipi personaggi che, se eletti, possano poi essere una sorta di “spina nel fianco” all’Amministrazione centrale per i problemi dei cittadini. E, infatti, il fallimento del decentramento amministrativo barese e, quindi, l’inutilità dei Municipi è avvertita soprattutto nelle periferie, dove i cittadini maggiormente identificano il loro rapporto con l’istituzione comunale proprio con il Presidente del Municipio, che nell’immaginario collettivo è considerato a tutti gli effetti come l’Autorità territoriale comunale  a cui rivolgersi per i piccoli e quotidiani problemi collettivi (ma a volte anche d’interesse individuale) salvo poi accorgersi che la figura istituzionale interessata, vale a dire il Presidente del Municipio, è sguarnita dei necessari poteri e strumenti per poter dare l’invocata risposta. Allora, sarebbe forse da chiedersi: “A che servono così come sono stati finora gli organi politici del decentramento amministrativo barese?”. La risposta è nei fatti. Infatti, in qualche Municipio barese taluni candidati al consiglio comunale hanno addirittura costituito proprie liste di candidati al consiglio municipale a sostegno della loro candidatura, dandone financo notizia con tanto di comunicato. Quindi, non liste per sostenere principalmente il candidato presidente dello schieramento, ma essenzialmente di collegamento per l’appoggio ad un candidato consigliere al Comune. Ma non è un mistero per alcuno il fatto che anche quasi tutti i candidati delle altre liste presenti  per i consigli municipali sono espressione in maniera pressoché esplicita di nomi in corsa per un “posto” nell’aula “Dalfino”. Quindi, la funzione dichiarata della tenuta in piedi delle mini Assemblee politico-istituzionali dei 5 Municipi baresi è quella di avere dei “galoppi” che in concomitanza con l’elezione comunale si adopera per procacciare voti a sostegno dei rispettivi candidati di riferimento al consiglio comunale. Conclusa tale fase il decentramento amministrativo a Bari è quasi sicuramente un “fastidio”, dal punto di vista sia politico che amministrativo, per chi governa effettivamente la Città dal Palazzo barese di corso Vittorio Emanuele. Un “fastidio” che, tra l’altro, costa molto caro alle casse comunali nel corso della consiliatura, considerato che nel quinquennio il costo complessivo degli organi politici di decentramento a Bari si aggirerebbe introno ai dieci milioni di Euro. Qualcuno, a tale considerazione, potrebbe però obiettare che trattasi del “costo” democratico di scelta delle rappresentanze politiche per i Municipi. Ma allora, se non si vuole continuare a prendere in giro i cittadini baresi ed a “giocare” con le solite frasi di circostanza, perché non scindere le elezioni per il sindaco ed il consiglio comunale, da quelle per i municipi di decentramento amministrativo, in modo da dare sia più importanza a questi Organi amministrativi, sia da allontanare ogni forma di influenza ed utilizzo improprio di dette elezioni dirette dei rappresentanti di quartiere? Nel 2012 – come si ricorderà – a Palese e Santo Spirito si doveva votare isolatamente per l’elezione del consiglio circoscrizionale, a seguito dello scioglimento anticipato dello stesso per dimissioni dell’allora presidente Saverio Di Liso, ma l’allora amministrazione Emiliano corse subito ai ripari facendo modificare il relativo Regolamento comunale e sventare, quindi, il rischio di una elezione svincolata da quella per il Comune. E, quindi, anche dalla vecchia e nota logica dei candidati che fanno soprattutto da “portatori d’acqua” per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale. Quindi, è del tutto evidente che il tanto invocato e più volte promesso decentramento amministrativo a Bari è solo un’operazione politica di cui servirsi in campagna elettorale, per poi puntualmente dimenticarsi il giorno dopo le elezioni. Tanto a pagare è sempre “Pantalone”. Ossia i contribuenti baresi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 7 Maggio 2019

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