Primo Piano

Il fallimento del ‘Piano Gaia’ per ridurre gli apparati burocratici

Torna a galla in queste ultime settimane con uno strano fervore di incontri e tavoli istituzionali il piano ‘Gaia’ riguardante l’obiettivo di avvicinare l’Amministrazione ai cittadini attraverso il più ampio decentramento delle competenze senza perdere di vista il personale. Un approccio nuovo con l’organizzazione di uffici e servizi che il capo della giunta Vendola e l’ex assessore alle Risorse Umane Minervini avevano inventato all’inizio della prima legislatura non messo a punto non prima di tre anni fa per rivoluzionare l’amministrazione regionale, regalando una veste nuova all’organizzazione, come detto, di uffici e burocrazia. Un piano che, in realtà, in tutto questo tempo è rimasto praticamente in ‘stan-by’ rivedendolo in ‘working progress’ come piace dire al presidente, ma collezionando una serie di zavorre che l’hanno prima sgonfiato e poi messo in naftalina, al punto da relegarlo ai margini della cosiddetta rivoluzione vendoliana. A sparare gli ultimi colpi mortali al ‘Gaia’ che la fu assessora Campese stava cercando di rianimare, prima che l’altra fu assessora Dentamaro dopo di lei gli desse il colpo ferale ( e Vendola s’è vendicato con tutte e due, la prima perché passata al nemico-magistrato arancione della ‘rivoluzione civile, la seconda forse per manifesto fallimento col decentramento delle province)  c’hanno pensato le organizzazioni sindacali confederali, Uil in testa, pronte a sparare ad alzo zero sul metodo intrapreso dall’Amministrazione Vendola e Pellegrino nell’approvare il nuovo assetto delle strutture regionali. Infatti l’ultimo piano ‘Gaia 2’ rivisto e corretto fu presentato al tavolo della concertazione senza alcun confronto preventivo. Anzi, approvato dalla Giunta nonostante le proposte dei sindacati. Nessuno ha avuto il coraggio di dirlo apertamente, ma nel mirino ci finirono, per esempio, il raddoppio chiesto dalla riconfermata assessora Godelli del servizio Cultura, cui s’era aggiunto quello Beni Culturali, prima affidato ‘ad interim’ a un direttore d’area esterno sospettato di non possedere titoli adeguati, poi assegnato a una dirigente, vincitrice di concorso, molto vicina e compaesana dell’ex direttore Area Organizzazione. Ma mentre raddoppiavano i servizi mediterranei della Godelli in via Gobetti, la stessa giunta regionale provvedeva a liquidare ben tredici uffici inesistenti, uno dei quali trasformato repentinamente in servizio alla vigilia dell’esodo incentivato dell’ing. Persico, ai Lavori Pubblici.

E allora, come presentare il nuovo modello organizzativo denominato ‘Gaia’  per la modifica e riduzione degli apparati amministrativi regionali? Come accostarlo ai venticinque/trenta uffici ‘ad interim’, spesso ricoperti da anni, invece dei massimo sei mesi prescritti dalle norme: sono tutti uffici inutili e doppioni, oppure effettivamente utili e necessari a risolvere i problemi gestionali della Regione Puglia? Domanda ancora senza risposta, evidentemente, nonostante la bella pensata delle macroaree affidate a presunti top-manager denominati capi-area, tutti contrattisti con rapporti di lavoro prezzolati e a termine. Coi quali, l’hanno messo nero u bianco le organizzazioni sindacali, non c’è nessuna garanzia sulla qualità dei servizi erogati, sull’adeguatezza delle scelte organiche e delle misure di semplificazione amministrativa. “Si ravvisa (nel piano Gaia, Ndr) una continua assegnazione e ridisegno di ruoli e funzioni, con nomine che sono state realizzate recentemente o che devono essere ancora fatte: il risultato è una discontinuità delle funzioni o un eccessivo caricamento di responsabilità da parte di chi ha svolto anche compiti e competenze con funzioni ad interim”, si leggeva in un lungo e puntiglioso documento stilato dalla segreteria Uil sul mancato piano di rilancio organizzativo studiato da Vendola. Altre bordate arrivavano anche sulla distribuzione delle ‘Alte Professionalità’ e ‘Posizioni Organizzative’, in base alle solite logiche amicali, senza tenere in nessun conto carichi di lavoro e meriti del personale. Facile prevedere che la ‘sarabanda’ dell’organizzazione-disorganizzata in uffici e servizi regionali si preordinata al solito scopo di piazzare dirigenti e funzionari ben allineati col verbo di chi comanda, ai vertici della burocrazia. Niente di nuovo, dunque, se non gaie, ma per nulla ilari, denominazioni di organigrammi pieni di docenti e burocrati scelti in base a criteri che nulla o poco hanno a che fare con merito e capacità…come sempre.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 21 Marzo 2013

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