Cultura e Spettacoli

Il fanalista non dormiva la notte

Si vuole (si può sbagliare) che Bari fosse snobbata dai  Borbone. E invece il capoluogo pugliese non era considerato a corte un’espressione periferica del Regno delle Due Sicilie. I Borbone vollero investire in Bari. Diversamente, non avrebbero stanziato tanti ducati per dotare il capoluogo pugliese di un’infrastruttura portuale di dimensioni adeguate alle esigenze di una città in sviluppo. Il Molo Borbonico esiste ancora, oggi avvolto dall’abbraccio protettivo della gigantesca diga foranea voluta molto più avanti dal Fascismo. A distinguerlo dagli altri moli baresi (San Vito, Pizzoli e San Cataldo) è una costruzione in pietra di forma rotonda posta alla sua estremità. Erroneamente a proposito di questo gradevole  manufatto si parla di faro borbonico. Premesso che la struttura venne elevata nel 1879, quindi ad Unità d’Italia avvenuta e Borbone spodestati, quello non è un faro bensì un ‘fanale’. I fanali hanno una portata luminosa inferiore a quella dei fari (meno di dieci miglia marine) e sono usati per segnalare le bocche dei porti e le estremità delle dighe foranee. Quando segnalano l’ingresso in porto, sono disposti alle estremità dell’imboccatura. Uno funziona a luce rossa, l’altro a luce verde. Tale diversità serve a regolare le manovre d’ingresso, che in base al codice di navigazione impongono l’ingresso in porto mantenendo il rosso a sinistra e il verde a dritta (e quindi “rosso con rosso e verde con verde” riferendosi alle omologhe luci di via di bordo) ; l’opposto nella manovra d’uscita. Tornando al nostro fanale ‘post-borbonico’, la luce – non più funzionante – posta in cima alla torretta che si innalza sulla struttura circolare è rossa. Ciò fa presumere che la corrispondente luce verde brillasse all’estremità di molo Pizzoli, dove peraltro non esistono tracce di alcun fanale gemello (probabilmente abbattuto). Il vecchio fanale – che verso la fine dell’Ottocento non bastò a salvare un veliero dal naufragio – rappresenta un manufatto architettonico di pregio. Dopo un lunghissimo periodo di degrado, cominciato con la costruzione del nuovo porto, si è finalmente proceduto al restauro e alla riqualificazione del monumento, di cui è proprietaria l’Autorità Portuale. Oggi lo spazio circostante ospita in estate eventi culturali. Lo spazio interno invece ospita piccole esposizioni. Di più non è possibile, trattandosi di un locale piuttosto angusto. In origine esso dava alloggio al fanalista e alla sua famiglia. Compito del fanalista consisteva nel garantire il costante funzionamento della grossa lampada ad acetilene e del meccanismo che ne garantiva l’intermittenza ; l’effetto era ottenuto per mezzo di meccanismo a corda – quindi da ricaricare più volte nel corso della notte – che a intervalli determinati faceva scendere un pannello di metallo davanti alla fonte luminosa. Mentre di giorno doveva liberare dalla salsedine i vetri del fanale e tenere pulita la lente del proiettore.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Marzo 2018

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