Cultura e Spettacoli

Il fango che ingoia sul torrente Cervaro

Nel febbraio di nove anni fa la zona umida di Lago Salso, un’area arginata di oltre cinquecento ettari ricavata da uno specchio d’acqua alimentato da un canale collegato col torrente Cervaro, stava per diventare il teatro di una tragedia. Malgrado i divieti, due persone in sella ai rispettivi cavalli erano penetrate all’interno dell’Oasi incappando in un banco di sabbie mobili. Una delle due bestie se la vedeva subito brutta. Visto vano ogni tentativo di strappare al fango il cavallo tirandolo per le briglie, i due imprudenti chiedevano aiuto. Solo dopo due ore di ansia gli operatori del Centro Studi Naturalistici e i Vigili del Fuoco di Manfredonia riuscivano a liberare il malcapitato quadrupede. Sì, le sabbie mobili sono presenti anche da noi. Non demonizziamole, però. Una bugia di cui il cinema d’avventura s’è fatto più volte portavoce vuole che le sabbie mobili inghiottiscano i malcapitati. Nulla di più falso. Le sabbie mobili sono complessi argillosi solidi caratterizzati dal debole legame che unisce le particelle. Quando questo stato di cose viene ‘disturbato’ (per esempio per effetto della pressione di un piede), la sabbia perde viscosità e si comporta come un liquido. Tuttavia, dato che il peso specifico o meglio la densità di un corpo umano è inferiore a quella della sabbia, un uomo può affondare nelle sabbie mobili per non più di metà del proprio volume. Ciò significa, all’incirca, che la melma non può superare l’altezza dell’ombelico. Non di meno le sabbie mobili restano pericolose; la difficoltà a venire fuori in assenza di soccorsi può portare alla morte per disidratazione, per fame o – nel caso delle sabbie mobili marine – per ritorno dell’alta marea. E’ possibile riconoscere le sabbie mobili? Premesso che si formano in presenza di spiagge soggette a bassa marea, a paludi o acquitrini, vicino alle sponde dei laghi e alle sorgenti di acqua dolce, le sabbie mobili possono essere riconosciute per la presenza sulla superficie della melma di increspatura innaturali o di brevi chiazze d’acqua. E dalle sabbie mobili si può venir fuori anche senza aiuto? Sì, a condizione di accorgersi subito del pericolo e di non sprofondare oltre il ginocchio. Prima cosa, liberarsi di eventuali zaini. Quindi, muovere passi lentamente e lateralmente. In ogni caso, evitare di tenere le gambe ferme poiché la sabbia potrebbe stringere le gambe in una morsa e bloccare la circolazione. Nel caso però il fango dovesse raggiungere il punto massimo, cioè la vita, come si è detto, l’unica è stendersi sul dorso, tentando di fare il “morto” come in acqua, facilitando così il galleggiamento. Se possibile, nuotando con movimenti prudenti, è possibile dirigersi verso la terraferma fino a raggiungere una presa sicura.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 24 Settembre 2021

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