Cronaca

Il finto decentramento dei cinque falsi Municipi

Altro che enti territoriali, i 5 “Municipi” di decentramento amministrativo del Comune di Bari sono semplici organi, sia pur elettivi, di consultazione interna all’Amministrazione cittadina. Infatti, i 5 Municipi, come in precedenza le nove Circoscrizioni, sono istituti privi di personalità giuridica le cui funzioni sono soltanto quelle delegate (con Regolamento) dalla casa madre. Vale a dire dal Comune di Bari che può avvalersi dei Municipi o Circoscrizioni, che dir si voglia, per pareri non vincolanti e per affidare loro lo svolgimento nei quartieri di competenza di alcune funzioni amministrative, come i servizi sociali o le autorizzazioni per i passi carrabili e le occupazioni di suolo pubblico. In altri termini, di quei servizi considerati particolarmente rognosi da gestire direttamente dalle Ripartizioni competenti e che per questo vengono delegate al personale in servizio presso gli Uffici periferici di decentramento amministrativo. Poi, nel caso specifico del capoluogo pugliese, l’istituzione (dal 2011 non più obbligatoria per le grandi città) dei cosiddetti “Municipi” è ancor più sibillina da parte dell’Amministrazione barese, perché il loro effettivo utilizzo è quello di fungere da reti, o filtri, tra i cittadini e l’Amministrazione centrale, in quanto servono ad evitare che i cittadini dei quartieri, soprattutto periferici, si rivolgano direttamente agli Uffici od assessorati comunali competenti per la risoluzione di problematiche territoriali che spesso vengono trascurate, per cui quasi tutte le lamentele degli abitanti nelle diverse zone di Bari, specialmente quelle dei residenti delle periferie, finiscono per riversarsi sugli organi politici ed amministrativi dei Municipi. Quindi è bene, forse, chiarire cosa rappresentano e ciò che continueranno ad essere in futuro i 5 “Municipi” del Comune di Bari, che difficilmente si spoglierà di funzioni importanti, come la gestione dei lavori pubblici o delle attività culturali, senza parlare poi dell’Urbanistica, per affidarle agli Uffici decentrati del Comune stesso. L’argomento “decentramento” non è nuovo, infatti, nella Città di Bari ed è particolarmente spinoso da affrontare da parte degli organi amministrativi comunali, che da sempre, a prescindere dal colore politico di sindaco e giunta, non hanno mai inteso attuare alcuna seria politica di decentramento, sia perché gli amministratori e la burocrazia comunale si ridimensionerebbero di molto il proprio potere di gestione della città, sia perché una realtà come Bari di poco più di 330mila abitanti, se attuasse un decentramento analogo a quello praticato in grandi città, come Roma, Milano o Napoli, alla fine finirebbe per trasformare gli amministratori comunali in una sorta di spettatori e non più di attori della gestione politica del capoluogo. E, quindi, di tutto ciò che effettivamente ruota intorno al potere “clientelare” e “non” che si sviluppa a livello comunale a Bari. Per cui di cosa ci si meraviglia se i 5 Municipi baresi sono, come li hanno ben definiti i rappresentati comunali del “Movimento 5 Stelle”, delle vere “scatole vuote di potere ed autonomia”?  Però, ancora peggio è che, pur essendo “scatole vuote” di effettivi poteri gestionali, e  quindi perfettamente inutili, trattasi di organi istituzionali elettivi il cui costo, nonostante la recente riduzione da 9 a 5 unità, incide ancora pesantemente sulla cassa del Comune di Bari. E, in definitiva, sulle tasche dei cittadini baresi che con le loro tasse concorrono al mantenimento dell’ente, ossia il Comune, che sì questo è effettivamente un’istituzione dotata di autonomia vera e poteri gestionali propri. Pertanto, è forse il caso che esponenti politici comunali competenti in materia, oltre che di senso di responsabilità per il proprio ruolo, ma anche i partiti che realmente hanno a cuore le sorti della città, dovrebbero sollevare il velo di ipocrisia che a Bari copre la “questione decentramento” e dire come stanno effettivamente i fatti e comportarsi con le scelte di conseguenza, per evitare che si continui nello sperpero di denaro pubblico per mantenere in vita organismi totalmente inutili, quali sono attualmente i 5 Municipi di decentramento comunale, il cui scopo reale è elargire soldi anche ai livelli più bassi della politica, attraverso i gettoni di presenza corrisposti ai consiglieri di tale istituto che il più delle volte sono “figuranti” degli amministratori comunali, oltre che farsi carico di tutti i costi aggiuntivi che le strutture di natura elettiva comportano (vedi rimborsi ai datori di lavoro per le assenze giustificate dei consiglieri municipali, apparati burocratici a servizio degli stessi, ecc.). Da non dimenticare, inoltre, che nel capoluogo pugliese la farsa sulla riforma del decentramento amministrativo, con cui si sono promessi invano poteri ed autonomia amministrativa agli organi elettivi di quartiere, è stata messa su nel corso dell’ultimo anno di mandato dell’ex sindaco Michele Emiliano, ora presidente della Regione, che per ridurre i costi inutili di un falso decentramento e, soprattutto, per sventare i rischi del distacco dal capoluogo di due realtà territoriali, Palese e Santo Spirito, da una parte e Carbonara-Ceglie-Loseto, dall’altra, che nel 2009, avendo tutti i presupposti normativi per diventare effettivamente autonomi politicamente ed amministrativamente, avevano celebrato un referendum consultivo con esito favorevole e sarebbero diventate realtà comunali a se, staccandosi da Bari, se non fosse stato per le indebite pressioni ed ingerenze esercitate sulla Regione da parte dell’ex Primo cittadino di Bari. Esigenze di indipendenza politica ed amministrativa tutt’altro che superate per Palese e Santo Spirito, ma anche per Carbonara-Ceglie-Loseto, poiché non è sufficiente cambiare il nome da “Circoscrizione” in “Municipio” per ritenere che Bari riuscirà a risolvere le problematiche di territori che non riesce più a gestire decorosamente da oltre un ventennio, sia per le dimensioni ormai  raggiunte in termini abitativi da tali ex frazioni (quasi 35mila residenti Palese-Santo Spirito ed oltre 40mila Carbonara-Ceglie-Loseto), sia per le peculiarità del nuovo sistema di governo degli Enti locali, entrato in vigore in Italia dagli anni Novanta in poi, che richiede agli amministratori comunali (sindaco eletto direttamente ed assessori nominati) una conoscenza diretta delle problematiche del territorio per esercitare una buona azione di governo locale, considerato che, tra l’altro, l’80% e passa dei servizi erogati dal Comune sono pagati con le risorse che gli stessi cittadini forniscono all’ente con imposte e tasse locali (Imu, Tarsu, Tasi, ecc.) le cui aliquote, per giunta, sono fissate entro certi margini dal Comune stesso. D’altronde in una città che non raggiunge 350mila abitanti che decentramento amministrativo potrà mai esserci se la struttura comunale continua a mantenere in vita tutte le Ripartizioni le cui competenze dovrebbero essere delegate alle istituzioni decentrate dei Municipi? In tali settori, infatti, andrebbero mantenute, al più, solo le deleghe assessorili con le rispettive segreterie, al fine del coordinamento delle attività che si paventa voler affidare ai consigli ed agli uffici municipali. In definitiva, impossibile a Bari che i “ 5 falsi Minicipi” di Emiliano, prima, ed il “finto decentramento” di Antonio Decaro, ora, possano effettivamente risolvere le esigenze di “buon governo” delle ex frazioni, come Palese e Santo Spirito o Carbonara-Ceglie-Loseto. Infatti, il problema dell’autodeterminazione politica ed amministrativa di questi due territori è tutt’ora pendente, come e più di prima. Inutile illudersi, facendo finta che la questione si è risolta con un nuovo decentramento che non c’è. E probabilmente mai ci sarà. Perché la mala gestione delle citate periferie da parte del Comune di Bari, in loco, si tocca con mano ancora più di prima della paventata riforma del 2013 delle vecchie nove Circoscrizioni.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Novembre 2015

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