Il futuro politico di Michele Emiliano e Nichi Vendola
Se il governatore pugliese Nichi Vendola, in caso di un insuccesso del Sel alle europee del 2014, potrebbe comunque pensare ad una sua ricandidatura alle regionali del 2015, per il Primo cittadino di Bari, Michele Emiliano, la strada da percorrere in politica, se non vuol tornare a lavorare in magistratura, è invece praticamente obbligata. Ed è quella di presentarsi nella lista del Pd alle europee, per conquistarsi un scranno al Parlamento di Strasburgo. Infatti, come è noto, per la guida della Regione non c’è il limite, previsto invece per i sindaci, dei due mandati consecutivi, e quindi Vendola nella primavera del 2015 potrebbe ricandidarsi per un terzo mandato qualora, dopo le elezioni europee del 2014, decidesse volontariamente, come è avvenuto dopo le recenti politiche, di rimanere in Puglia, o se costretto a rimanere, nel caso in cui il Sel non riuscisse a superare lo sbarramento previsto del 4% dei voti a livello nazionale, come avvenne nel 2009, per concorrere alla ripartizione dei seggi italiani da assegnare nel Parlamento europeo. Per il sindaco di Bari invece, se il quadro politico nazionale rimarrà invariato, nel senso che il governo delle larghe intese dovesse durare, e quindi l’eventualità medio tempore di elezioni politiche anticipate è scongiurata, l’unica possibilità di rimanere in gioco è quella di candidarsi, entrando in lista nella corsa per Strasburgo insieme a qualche big nazionale del Pd ed agli uscenti, che saranno candidato nella circoscrizione meridionale di cui la Puglia fa parte, per le elezioni dei rappresentanti italiani in Europa. Una battaglia non facile da affrontare, se si considera che il collegio elettorale meridionale è composto da altre cinque regioni, Campania, Calabria, Abruzzo, Basilicata e Molise, oltre la Puglia, per un totale di quasi ottomilioni di elettori. Da considerare, inoltre, che alle europee i candidati devono farsi eleggere attraverso il voto di preferenza e che in detta competizione esiste per gli elettori del collegio meridionali la possibilità di scrivere sulla schede fino a tre nomi di candidati della stessa lista. Ed il fattore della pluri-preferenza per Emiliano non è certo un vantaggio, poiché con tale sistema elettorale è notorio che ad essere favoriti sono i candidati che possono contare sull’appoggio degli apparati del partito, che sui territori, oltre ad avere rapporti quotidiani con gli eletti nelle diverse istituzioni, hanno anche il controllo capillare delle sezioni disseminate nei diversi Comuni del collegio. Cosa che, fuori della Puglia, Emiliano sicuramente non ha alcuna possibilità di incidere. Quindi, l’unica carta che il Primo cittadino di Bari avrebbe da giocarsi per una sua riuscita al Parlamento europeo sarebbe quella di stringere eventualmente alleanze con i candidati del partito delle altre regioni del collegio. Accordi che, però, sarebbero comunque molto aleatori, perché difficili da far rispettare da parte dei militanti, quando si tratta di sostenere in cordata candidati, come Emiliano, che nel Pd si sono spesso creati più nemici che amici. In ogni caso, anche se Emiliano riuscisse nella corsa per Strasburgo, da un punto di vista strettamente politico la sua elezione al Parlamento europeo lo metterebbe comunque fuori dai giochi futuri, sia per la presidenza della Regione che per quelli, poi, del Parlamento nazionale. Infatti, è noto, che nei grandi partiti chi entra a Strasburgo difficilmente poi viene tenuto in considerazione per dei ruoli importanti di livello nazionali. Quindi, per Emiliano un passaggio a livello europeo, ben che vada, sarebbe come una sorta di pensionamento politico, sia pur di lusso. Infatti, il più delle volte Strasburgo è una sorta di cimitero degli elefanti della politica.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 19 Giugno 2013