Cultura e Spettacoli

Il gallo, re della banderuola

Tecnicamente è un anemoscopio. Nella lingua di tutti i giorni si chiama banderuola o segnavento. Oggi, questo strumento pensato per indicare la direzione del vento è caduto in disuso, Le poche banderuole sopravvissute hanno funzione decorative, bastando accendere il cellulare per sapere tutto su velocità e provenienza delle correnti d’aria. Ma in passato… E quale passato può vantare la banderuola. la quale a dispetto del suo nome poche volte è stata rappresentata in forma di bandiera, offendo il destro agli artigiani del metallo per forgiare opere d’arte in forma di stemmi, insegne, animali. La più antica banderuola di cui si abbia notizia risale al I secolo avanti Cristo : aveva forma di tritone e sormontava la Torre dei Venti di Atene. Più avanti questi segnavento evolsero in simbolo di supremazia. All’epoca dei Comuni: la loro installazione non era abbandonata all’arbitrio di ognuno, bensì severamente regolamentata, sicché solo i palazzi nobiliari potevano fregiarsene (i trasgressori andavano incontro a pesanti pene pecuniarie, oltre all’obbligo della rimozione). Ma nel Seicento i grandi proprietari terrieri di origine borghese insorsero contro questa esclusione da cui erano pesantemente penalizzata, considerando all’epoca l’importanza d’individuare la direzione del vento e trarne quelle sommarie previsioni del tempo indispensabili all’esercizio dell’agricoltura. Solo nel Settecento il diritto a montare banderuole venne sdoganato dal consenso dell’Autorità. Il più antico segnavento tuttora esistente ha ben 1200 anni, è il famoso Gallo di Ramperto, banderuola in lamina di rame originariamente doratae argentata, ornata di  gemme, posta nell’820 per volere del Vescovo Ramperto sul campanile romanico della chiesa dei Santi Faustino e Giovita a Brescia. Il gallo venne rimosso dalla sua postazione solo nel 1891, dopo più di mille anni, per essere restaurato e conservato nel museo cittadino, il Museo di Santa Giulia, dove ancora si trova. L’opera ha attraversato i secoli quasi indenne: solamente la piume della coda, in origine molto più folte, sono oggi poche e diradate, a causa dei danni provocati dai soldati francesi i quali, nella seconda metà dell’Ottocento, nel monastero ormai ridotto a caserma, si divertivano al tiro al bersaglio con la preziosa banderuola. Il gallo è l’animale che più ricorre fra i tanti che vengono riprodotti nelle banderuole. Ciò risale ad un’iniziativa di Papa Niccolò I il quale, allo scopo di commemorare il monito di Gesù a Pietro durante l’Ultima Cena (“Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”), dispose che la sagoma di un gallo sormontasse il più alto pinnacolo di ogni chiesa, abbazia o cattedrale.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 24 Luglio 2019

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