Cultura e Spettacoli

Il genio di Federico, l’ingratitudine di un Papa

Il 17 marzo del 1229 Federico II entrava trionfalmente in Gerusalemme dove veniva incoronato re di quella città. L’incoronazione metteva fine alla incruenta sesta crociata. Un trionfo che però gli si ritorse contro. Per capire le cose bisogna fare un passo indietro di cinque anni : Lo Svevo era stato esortato da Papa Onorio III – che ne aveva combinato il matrimonio con Isabella, figlia di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme – a guidare l’ennesima spedizione alla riconquista del Sacro Sepolcro. Ma Federico, costretto a dare la precedenza a problemi di salute e di instabilità all’interno del suo regno, aveva rinviato l’impresa al punto da spazientire il Pontefice il quale alla fine lo aveva scomunicato, dandogli persino dell’Anticristo. Ugualmente, quando la salute e la situazione politica interna glielo consentirono, l’Hohenstaufen si mise alla testa della nuova coalizione internazionale. Un apparato militare tutto sommato modesto, se messo a confronto col passato, e che senza dover incrociare le armi col nemico poté restituire alla cristianità Nazaret, Lidda, Sidone, Toron e, in parte, Gerusalemme. Un risultato reso possibile dall’astuzia diplomatica di Federico il quale, da sempre in buoni rapporti personali col mondo arabo, era riuscito a raggiungere un accordo con al-Malik al-Kamil (nipote di Saladino). Un accordo però malvisto a Roma : Già deluso da una vittoria che giudicava effimera (Gerusalemme era diventata una specie di ‘città aperta’), il Papa non vedeva di buon occhio il successo e l’incoronazione di uno scomunicato che alla lunga poteva nuocergli (la scomunica sarebbe stata revocata solo nel 1230 col Trattato di San Germano). Federico si trattenne in Terra Santa nell’idea di poter gestire di lì il suo impero, ma visti i cattivi risultati della sua assenza e il crescente sfavore politico che gli veniva dall’essere uno scomunicato, decise di rientrare l’1 maggio del 1229. L’affrettato rientro non giovò al nuovo ordine di cose. La pace resse fintanto che al-Malik al-Kamil rimase in vita e fintanto che lo Svevo poté esercitare la propria influenza sul regno di Gerusalemme. Il loro discendenti non riuscirono a impedire il riacutizzarsi dell’atavico contrasto. Quel trattato resta a tutt’oggi l’esempio più luminoso di come mondi distanti possono convivere quando ciascuna delle parti accantona l’idea dell’eliminazione dell’altra. Una pace intelligente si costruisce rispettando gli interessi commerciali dei contendenti ed evitando che gli stessi interessi entrino in contrasto. La guerra fa guadagnare? Una pace intelligente può far guadagnare di più.  Non si fermano i fabbricanti di carri armati sventolando un ramoscello d’ulivo, bensì convincendoli che la stessa materia prima può rivelarsi più redditizia se trasformata in un trattore.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Marzo 2016

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