Cultura e Spettacoli

Il gesto si fa essenziale, perciò virtuoso

‘Visioni di (P)arte’ non si arrende. Sostenuto da collaboratori e amici degni di gratitudine, il festival internazionale di danza contemporanea promosso da Qualibò, va avanti. A ristrettezze e altre sgradite congiunture esso si oppone procedendo per graduale eliminazione del superfluo. L’ottava, ‘assottigliata e virtuosa’ edizione della rassegna che fra sabato e domenica si è consumata al Kismet è stata esemplificazione di questo camminare all’insegna della più ‘essenziale’ fermezza. Essenzialità presente già nel motto di battesimo  dell’evento (“Ogni giorno qualcosa di meno, non qualcosa di più. Sbarazzati di ciò che non è essenziale”) ; parole che verrebbe di attribuire a Confucio oppure a Lao Tze e che invece appartengono, udite-udite, a Bruce Lee, proprio lui, lo scomparso maestro di kung-fu. In cartellone, quattro ‘soli’ femminili. Quattro voci per altrettante differenti storie. Di esse la migliore ci è sembrata quella di Maaike van de Weseringh, una giovanissima danzatrice olandese che si è esibita in ‘Puls’ una coreografia di Marie Goeminne. Obiettivo di ‘Puls’, ricaviamo dalle note di regia, è esprimere il desiderio di affrancarsi dalla paura abbracciando la vita in tutte le sue sfaccettature attraverso il corpo e la parola. Il corpo lo mette la van de Weseringh, la parola (in verità, poco determinante) è di Siska Goemmine. Come un tronco che sulla battigia lentamente rotoli in avanti e indietro nel tormento della risacca, così un corpo di donna si muove sul palcoscenico. Nel movimento è percepibile un sentire contrapposto : da un lato il piacere del contatto materico, dall’altro un bisogno di nutrirsi dell’elemento primordiale (viene da pensare ad Anteo, il gigante figlio di Gea che dalla madre aveva ricevuto il dono di una forza invincibile finché restava a contatto con la terra ; e difatti Ercole per strozzarlo dovette sollevarlo dal suolo). Ma c’è di più : Il senso di una ‘gravità’ tirannica, nemica del sogno della conquista della stazione eretta, agita questa danza per corpo solo. Paura del distacco e ansia dello stesso sono i poli entro cui pendola un sentimento ambiguo. Con fatica da crisalide in uscita dal bozzolo prevale la voglia di crescere e rischiare. Finalmente in piedi, la donna contempla estatica la nuova dimensione a cui il coraggio le ha schiuso la porta. Agita appena le braccia, forse sta solo sognando di volare. Non importa, ha vinto. Con una stasi fortemente comunicativa e che si prolunga per qualche minuto con non poco disagio nella platea si chiude questa splendida performance. Musica di Alberto Novello. Supporto alla progettazione video : Jan B. Mwesigwa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Ottobre 2013

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