Il gigante ‘inurbato’ di Martano
Al civico 53 di via Teofilo, svetta il più alto menhir di Puglia
Con i suoi 4,70 m., il menhir di Martano è il monolite più alto di Puglia. A distinguerlo da tutti gli altri contribuisce la sua insolita collocazione. Esso svetta infatti davanti al civico 53 di via Teofilo. A voler umanizzare questi misteriosi manufatti, si potrebbe dare dello ‘smarrito’ alla ‘pietrafitta’ in questione. A vederlo stretto in quell’aiuoletta delimitata da una bassa recinzione a catena, avvolto dalla più anonima architettura, il menhir di Martano dà di gigante incredulo : Che è stato, che ci faccio qui?… sembra domandarsi nella sua fissità paziente. L’antropizzazione ha del triviale. Un megalite è al suo posto, immerso nella natura dall’alba dell’uomo, poi arriva la civiltà e in un lasso brevissimo di tempo quella rozza colonna di pietra si ritrova soffocata, purtroppo per sempre, dal cemento e dall’asfalto. Ciò malgrado, lo stato di conservazione del monumento può dirsi buono, nonostante alcuni ‘interventi’ conseguenti all’imporsi del cristianesimo : La grande croce graffita sul lato nord e l’incavo destinato ad accogliere immagini votive sul lato sud a circa un metro dal suolo altro non sono che segni di ‘depaganizzazione’, dettati dall’urgenza avvertita dalla Chiesa di portare sotto il proprio controllo ogni culto primigenio legato alla terra e alla cultura contadina. Detto anche ‘di San Totaro’, ‘del Teofilo’ o ‘di Santa Lucia’, quello di Martano non sfugge alla leggenda di tutti i menhir, che vuol vedere in queste pietrefitte il segnale di una grotta sottostante dove sarebbe custodito un favoloso tesoro. Per fortuna, nessuno ha osato fare scavi a Martano. Diversamente, quel monolito non sarebbe più al suo posto. Tale considerazione invita a riflettere su un fenomeno poco noto : la sparizione dei menhir. Alla fine dell’Ottocento in Puglia il numero di questi monoliti era il doppio. Che fine ha fatto la metà sparita? La maggior parte di questi menhir è stata divelta, se non allo scopo di cercare tesori, per offrire spazio a coltivazioni, case e strade. E una volta divelti e scampati alla brutalità dei bulldozer, quale la loro sorte? Molti di essi ancora adesso fanno da insospettabili architravi a fabbricati rustici. Allo stesso modo sono scomparse altre pietre fitte, questa volta inglobate dentro case di campagna a mo’ di pilastro. Altri menhir, specie quelli situati nelle campagne più isolate, sono stati estirpati abusivamente e venduti a facoltosi committenti nella necessità di ornare un prato all’inglese, arricchire un laghetto artificiale, far risaltare un cespuglio fiorito, una pianta di fico d’india… Allo ‘smarrito’ menhir di Martano, in fondo, è andata bene. Un colosso come quello, privo di difese e situato in aperta campagna, non sarebbe durato a lungo in tempi come questi. A denti stretti bisogna riconoscere che ogni tanto l’antropizzazione qualcosa di buono l’arrangia.
Italo Interesse
Pubblicato il 6 Settembre 2023