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Il “gioco” tra Emiliano e Amati rende vane le proteste di Azione, che continua ad abbaiare alla luna…

Il partito pugliese di Calenda, con Mennea e Clemente, garantisce l'appoggio esterno per non perdere il neo assessore al Bilancio e mantenere un autonomo gruppo in Consiglio

 

Dopo lo sgambetto di martedì scorso in Consiglio regionale sui debiti fuori bilancio con il mancato raggiungimento dei 26 voti necessari ad approvare il provvedimento legislativo, ora i consiglieri di maggioranza scontenti provano ad alzare il tiro sulla proposta di legge elettorale, a cominciare dai due esponenti del gruppo consigliare di “Azione”, Ruggiero Mennea e Sergio Clemente, che contestano al governatore Michele Emiliano la nomina ad assessore del collega Fabiano Amati, per non aver concordato il nome con il partito. Infatti, la bozza di proposta sulla riforma della legge elettorale regionale che sarà presenta, la prossima settimana, dal partito di Carlo Calenda è stata inviata ai capigruppo, ma con una novità inattesa. Il testo già concordato in precedenza avrebbe dovuto il recepimento del limite dei due mandati consecutivi per il presidente eletto direttamente dal popolo, in modo da azzerare la conta per il governatore in carica e ripartire nel computo dei mandati dalle prossime elezioni. Invece, non recependo il limite di mandato, la Puglia deve adeguarsi da subito al vincolo dei due mandati, indicato da una legge nazionale del 2004. Quindi, il presidente Emiliano, se volesse la “chance” di una terza ricandidatura, dovrebbe sperare in un emendamento alla proposta di legge formulata da “Azione” in Commissione oppure in Aula. Tale novità metterebbe di sicuro in difficoltà Emiliano poiché, avendo dichiarato che non si vuol ricandidare nel 2025 alla guida della Regione, verrebbe da subito messo fuori gioco per un eventuale terzo mandato o, diversamente, sarebbe costretto a far presentare l’emendamento da qualche consigliere suo fedelissimo e col rischio anche in Aula possa poi non essere accolto, se gli scontenti della sua maggioranza gli giocassero qualche brutto scherzo. La novità sulla necessità dell’emendamento alla proposta di “Azione”, per la riforma della legge elettorale, indebolisce Emiliano anche con il M5S, perché quest’ultimo, in mancanza della possibilità di una sua ricandidatura, potrebbe quasi sicuramente farsi avanti nel 2025, per rivendicare nel campo largo dei progressisti la candidatura di un proprio esponente alla guida della Puglia, considerato che alle ultime politiche del 2022 proprio in questa regione i pentastellati hanno conseguito uno dei migliori risultati a livello nazionale, piazzandosi al primo posto della classifica regionale con oltre il 28% dei consensi nel proporzionale. Quindi, i malumori di “Azione” per la scelta di Amati senza un preventivo accordo con Mennea e Clemente non sono affatto cessati, anche se entrambi si limitano a dichiarare di non essere all’opposizione, ma di continuare a dare un appoggio esterno alla coalizione di Emiliano. Una formula, questa, che gli consente di non tirarsi fuori dal perimetro di maggioranza e, soprattutto, di non estromettere dal partito (e quindi dal Gruppo consigliare) il neo assessore al Bilancio, Amati, che con la sua permanenza in “Azione” gli consente di tenere in vita il gruppo dei “calendiani” nell’Aula barese di via Gentile. Infatti, come si ricorderà, il partito di Calenda nel 2020 non era presente alle elezioni regionali e che l’odierno gruppo dei tre consiglieri (Amati, Clemente e Mennea) si è costituito nell’Assemblea pugliese a dicembre del 2022, subito dopo le politiche. E, come è noto, in base al regolamento regionale, i consiglieri eletti sotto altra sigla, che poi l’abbandonano per costituire in aula un nuovo gruppo consigliare, devono essere minimo in tre, diversamente entrerebbero a far parte del Gruppo Misto. Motivo, questo, per il quale verosimilmente Amati non è stato ancora escluso dal gruppo consigliare di “Azione” e, conseguentemente, poter ancora dichiarare, sia lui che chi lo ha nominato, di essere in Giunta in rappresentanza del partito di Calenda. Insomma, Mennea e Clemente sarebbero stati messi difronte ad un dilemma. Ossia fa estromettere Amati dal gruppo di “Azione”, determinando però la scomparsa del gruppo autonomo in Consiglio, oppure tenere dentro Amati (che fa l’assessore in rappresentanza di detto partito!), oppure continuare ad “ululare alla luna”, chiedendo le sue dimissioni o la sua revoca da assessore. Per ora e, quasi sicuramente fino alla fine della legislatura, non si avvererà né una, né l’altra ipotesi. A meno che, in seguito, il partito pugliese di Calenda non venga affiancato, direttamente o indirettamente, da qualche altro esponente del Consiglio regionale che faccia saltare il “gioco” tra Emiliano ed Amati.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 9 Novembre 2024

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