Cronaca

Il Giubileo della misericordia per i detenuti

 

E’ stato recentemente a Terlizzi, don Marco Pozza, l’ormai celebre don Spritz, come viene definito. Don Pozza è un giovane, ma molto valido e  dinamico sacerdote che da qualche tempo fa il cappellano nel carcere di Padova, compie incursioni nel mondo dei media  e gestisce un interessante blog dal titolo sulla Via di Emmaus. Con lui, che, come detto, ha incontrato i giovani e la comunità terlizzese, parliamo del Giubileo della misericordia dei detenuti, visto che per volontà papale, il carcere di Padova diventerà Porta Santa il prossimo 27 Dicembre. Infatti, in quella data, il vescovo patavino Mons. Cipolla aprirà la porta della misericordia del penitenziario. Un’iniziativa senza precedenti.

Don Marco, felice della sua esperienza in Puglia?

“Terlizzi significa la terra di Don Tonino Bello, una figura profetica che ha reso credibile la Chiesa ai miei occhi di ragazzo. Ogni volta che ci torno ritrovo la freschezza delle sue immagini, la fertilità della sua gente, la semplicità di un Dio quotidiano”

Il Papa ha scelto di “regalare” una Porta Santa anche ad un carcere, perchè?

“Il senso più bello che un Papa avesse potuto darci: fare percepire che il nome di Dio è misericordia. E’ la passione del Papa per la dimensione della periferia. Da questa prospettiva, fare di una chiesetta del carcere una sorta di santuario della misericordia più che una provocazione, è una esistenza che diventa  attrazione”

Che cosa è oggi il carcere?

“Direi che è sempre rimasto in bilico tra due possibilità: essere una discarica sociale o un giardino, sia pur invaso da erbacce. Per coloro che vedono nel carcere un giardino con erbacce, diventa un luogo nel quale scoprire che la terra, sotto sotto, è ancora buona. Basta trovare un giardiniere disposto a usare la zappa e annaffiare con tanta pazienza. Una perla, anche gettata nel fango, non si scioglie, al massimo si sporca. Se  uno la raccoglie e la pulisce diventa ancora più preziosa”

Misericordia e giustizia, possono camminare di pari passo?

“Essere misericordiosi con chi ha compiuto un gesto di tradimento nei confronti della società non è sottrargli le responsabilità di ciò che ha liberamente firmato. In questo senso, la giustizia e la misericordia non possono camminare se non a braccetto. La giustizia senza la misericordia è mamma di tortura, ma la misericordia senza la giustizia è mamma di dissoluzione”

Varie volte lei ha detto che occorre anche saper e voler andare contro corrente, che cosa significa?

“E’ l’ esatto contrario del contro- mano. Per me rappresenta una esistenza di libertà, anche di verità della mia storia. Pretendere di essere protagonista della mia storia. Non accetterei mai di indossare il vestito, il pensiero, il ragionamento o lo stile di qualcun’altro. Se essere normale oggi significa essere politicamente corretto, chiedo la libertà di essere anormale e magari pure di essere giudicato non di moda”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 15 Dicembre 2015

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