Il governo Draghi boccia a priori gli indennizzi agli “azionisti azzerati” della Popolare di Bari
Il governo Draghi, in Commissione Finanze della Camera, nella persona del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Maria Cecilia Guerra, ha risposto “picche” all’interrogazione del deputato pugliese Ubaldo Pagano del PD che aveva chiesto un intervento economico dello Stato per indennizzare i soci della vecchia cooperativa di credito titolare Banca Popolare di Bari che, come è noto – si sono visti praticamente azzerato il valore delle loro azioni, a seguito del dissesto causato all’Istituto bancario barese di corso Cavour dalla gestione Jacobini. Infatti, il sottosegretario Guerra ha bocciato senza mezzi termini la proposta del deputato pugliese,adducendo varie motivazioni in proposito, che giustificherebbero la non accoglibilità della richiesta di Pagano. “Siamo molto amareggiati, a dir poco insoddisfatti e delusi” ha affermato l’avv. Antonio Calvani dell’Unc (Unione nazionale consumatori) che, con i colleghi Corrado Canafoglia, Valentina Greco e Ennio Cerio compongono il collegio di difesa di 230 azionisti di Bpb azzerati nel valore delle proprie quote. “Nell’interrogazione – ha commentato Calvani – si accoglievano le nostre sollecitazioni, ponendo con forza all’attenzione del Governo la crisi gravissima che stanno attraversando circa 70.000 famiglie di azionisti della BpB che hanno visto sfumare tutti i loro risparmi e proponendo, come per le banche venete, l’utilizzo del Fondo Indennizzi Risparmiatori”. “Ma il Governo – ha proseguito il rappresentante dell’Unc – se ne è lavato le mani, accampando vecchie scuse superate, come la proposta transattiva fatta agli azionisti per un importo di 2,38 euro ad azione”. Però, “peccato – ha rilevato l’avv. Calvani – che si trattasse di elemosina destinate ad una platea molto ristretta, ossia agli azionisti che avevano aderito all’aumento di capitale del 2014 e 2015”. Infatti, proseguendo il legale dell’Unc ha spiegato che “anche la risposta formale e burocratica (ndr – del rappresentante del Governo) che il Fondo attualmente vale solo per le banche in liquidazione o in risoluzione, è una presa in giro, visto che quello che si chiedeva era appunto di ampliare le fattispecie del Fir o considerare altre ipotesi come il Fondo Baretta”. Mentre, per quanto riguarda la paventata ipotesi di aiuto di Stato, come è noto, non consentito dalla normativa della Ue e palesata in Commissione sempre dal sottosegretario all’Economia e Finanze, “evidentemente al Governo – secondo Calvani – non hanno letto la recente sentenza della Corte di Giustizia europea sulla vicenda Tercas”. Perciò, “a questo punto” il rappresentante dell’Unc ha annunciato di volersi rivolgere “direttamente al presidente Draghi, nella certezza sia più informato delle vicende europee rispetto ai sottosegretari del suo Governo”. Però, è di tutta evidenza che la “questione ristori” per i circa 70mila azionisti della vecchia cooperativa “Banca popolare di Bari” sia del tutto politica e non tecnica. Infatti, i ristori accordati nel 2018 dal precedente governo Conte agli azionisti della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, con il riconoscimento generalizzato di indennizzi che si sono aggirati a circa il 15% del valore di capitale perso, sono avvenuti sulla base di un apposito provvedimento legislativo. Perciò, – a detta di molti – se il deputato pugliese Pagano ed il suo partito, il Pd, intendano realmente andare incontro in via generalizzata agli azionisti truffati dell’Istituto bancario barese non hanno che da ricalcare quanto già fatto precedentemente dallo Stato per gli azionisti delle due banche venete, senza attendere neppure l’esito del processo a carico della famiglia Jacobini, presunta principale responsabile del disastro finanziario della Bpb, poiché è del tutto evidente che, anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia della Ue per la vicenda Tercas, c’è stato nella vicenda della Bpb più di “qualcosa” che non ha funzionato a dovere anche da parte dei vertici finanziari dello Stato italiano. Diversamente, è di tutta evidenza, che a far sentire in modo più incisivo ed efficace le voci di protesta con il mondo politico nazionale, e più in particolare con il governo Draghi, dovrebbero essere direttamente i “risparmiatori-azionisti” truffati da Bpb prima ancora delle rispettive e diverse associazioni di tutela. E cioè, esattamente come fecero a suo tempo gli azionisti delle citate banche venete. Fatto, questo, che finora invece non è avvenuto da parte dei circa 70mila azionisti di Bpb. O, se è avvenuto, è stato alquanto silenzioso e scarsamente partecipato.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 23 Aprile 2021