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Il governo ricorre alla Consulta contro due leggi pugliesi su lavoro e pubblica amministrazione

Invece l'assessore alla Sanità della Puglia, Raffaele Piemontese, ha chiesto all'esecutivo centrale un nuovo decreto per il riparto dei rimborsi della spesa farmaceutica in eccesso

Ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali, il leghista Roberto Calderoli, ha deliberato di impugnare due recenti leggi della Regione Puglia.
Si tratta della legge n. 30 del 21/11/2024 attinente la “Tutela della retribuzione minima salariale nei contratti della Regione Puglia”, in quanto – si chiarisce nel comunicato emesso da Palazzo Chigi al termine della riunione del Governo – “talune disposizioni, rientranti nelle materie dell’ordinamento civile e determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, violano gli articoli 36, primo comma, 39, quarto comma, 117, secondo comma, lettere l) e m) della Costituzione”. In altri termini, il governo Meloni ritiene che le disposizioni in materia lavoro e retribuzione salariale esulano dalla competenza legislativa regionale, oltre al fatto talune norme varate in detta legge dalla Regione Puglia sarebbero in contrasto con i principi generali della nostra Carta costituzionale in materia di lavoro e rapporti economici. L’altra legge della Regine Puglia impugnata nella seduta di ieri del Cdm è la n. 39 del 29/11/2024, attinente “Disposizioni di carattere finanziario e diverse. Variazione al Bilancio di Previsione per l’esercizio finanziario 2024 e pluriennale 2024 – 2026”.Questa seconda impugnazione – sempre secondo quanto riportato nel comunicato governativo diffuso alla fine della seduta – è stata decisa in quanto “talune disposizioni ponendosi in contrasto con la normativa statale in materia di reclutamento del personale nella PA, ordinamento civile, tutela della salute e coordinamento della finanza pubblica violano gli articoli 97 e 117, secondo comma, lettera l), e terzo comma, della Costituzione”. In questo secondo caso, il governo Meloni ha ravvisato, evidentemente, un profilo di incostituzionalità nella legge pugliese, poiché si porrebbero in sovrapposizione, oltre che in contrasto, con le normative statali per i pubblici uffici, la cui competenza esclusiva è, secondo la Costituzione stessa, statale e non anche regionale. Sempre ieri, al termine della riunione della Conferenza delle Regioni, l’assessore pugliese alla Sanità nonché vice del governatore Michele Emiliano, Raffaele Piemontese, ha dichiarato che “dal 2019 al 2023 la Puglia ha perso circa 200 milioni (ndr – di Euro) sui rimborsi per la spesa farmaceutica assicurati dal Payback per l’acquisto diretto dei farmaci”. “Nello stesso periodo, – ha precisato inoltre l’assessore – a causa di una norma inserita nella legge di bilancio nazionale del 2019 che ha cambiato i criteri di assegnazione, altre regioni hanno beneficiato di ingenti risorse”. Quindi, ha affermato Piemontese, trattasi di “una legge sbagliata e iniqua” per alcune Regioni e, in particolare, per la nostra. Il Payback farmaceutico è un meccanismo di rimborso che prevede il recupero da parte dello Stato di eventuali eccedenze di spesa rispetto ad un budget stabilito per l’acquisto diretto dei farmaci. Le aziende fornitrici di farmaci ripianano il 50% dell’eccedenza della spesa effettuata dalle singole Regioni, rispetto ai relativi tetti annui di spesa fissati per legge. Con la legge di bilancio del 2019 – ha spiegato Piemontese – “questo criterio di riparto è stato ridisegnato sulla base della quota di accesso al fondo sanitario di ciascuna Regione. Questo ha permesso a regioni come la Lombardia di avere circa 900 milioni in più per finanziare la sua spesa sanitaria negli ultimi cinque anni, mentre la Puglia ha perso 200 milioni”. Motivo per cui l’assessore pugliese alla Sanità, in Conferenza delle Regioni, ora ha chiesto al governo Meloni di ristabilire un principio di equità, approvando quanto prima i nuovi criteri di riparto proposti dalla maggioranza delle regioni. “Diversamente – ha intimato Piemontese – non ci sarà accordo e circa 3 miliardi di euro non potranno essere iscritti a bilancio dalle Regioni sul fondo sanitario provocando una paralisi”. Per concludere, in fine, che la richiesta al Governo centrale delle regioni penalizzate da detto meccanismo di rimborso della spesa farmaceutica regionale, tra le quali è presente la Puglia, à che venga adottato un decreto con il quale si ristabiliscono i termini per una distribuzione più equa e corretta dei fondi tra tutte le Regioni italiane”. Peccato, però, che la Regione Puglia si sia accorta solo a posteriori e con circa sei anni di ritardo della penalizzazione, introdotta a suo danno, nel 2019, dal governo dell’epoca. Comunque, meglio tardi che mai!

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Gennaio 2025

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