Cultura e Spettacoli

Il grande botto rimase in pellicola

Lo stato delle cose ha come dilatato il tempo, per cui nella cronaca degli ultimi dodici mesi hanno fatto ingresso un ‘prima’ e un ‘dopo’ destinati a restare nella Storia. Questa sensazione di un ‘prima’ assai più remoto dei circa trecento giorni effettivamente trascorsi, acuita dall’immobilismo in cui molte attività sono precipitate, induce a riflettere. Tra i tanti motivi di riflessione ne scegliamo uno, suggerito dalla recente proiezione di un film su una tv locale : Fino a che punto va guardato con favore il fenomeno del cinema girato in Puglia ? Nella maggior parte di queste pellicole l’ambientazione pugliese è solo funzionale alla ricerca di un esotismo a buon mercato che infila uno dietro l’altro un campionario di stereotipi. Ovvero, trulli, grotte, castelli, santuari, mozzarelle, mare pulito e colori verbali sono solo pretesti per vestire di nuovo spunti triti. Nessuna ‘scoperta’, nessuna rivelazione, nessun incanto. Solo l’espressione di un sentimento epidermico, pianificato, astuto e opportunista. Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Prendi ‘Il grande botto’, una produzione Finmari affidata a Leone Pompucci. Il film, uscito nel 2000, ha per oggetto un gruppo di estemporanei amici i quali al sabato si ritrovano al bar Santos di Ostuni dove usano giocare assieme al Superenalotto. La fortuna, si sa, non è amica di falliti e perdenti, tuttavia talvolta è disposta a fare un’eccezione. Insomma i cinque realizzano il ‘grande botto’ : 86 miliardi di lire. Ma Antonio, che ha preso in consegna il tagliando vincente, è sparito… Comincia la caccia all’uomo. Dopo aver girato mezza Italia, Michele, Vito, Mario e Giuseppe pescano Antonio a Milano. Il poveraccio, andato via improvvisamente per ragioni personali, non sapeva nemmeno della vincita. Il finale non lascia capire se gli 86 miliardi resteranno in tasca allo Stato oppure no. I titoli di coda scendono sull’enigmatica sequenza conclusiva : i cinque amici che mettono piede sul prato del Meazza davanti a spalti deserti… Il genere è quello della commedia, non proprio all’italiana, ma siamo lì. La Puglia latita. Ostuni e San Vito dei Normanni e alcuni tratti del litorale brindisino ospitano le riprese di tutta la prima parte del film, ma è come se non avessero nome. A parte il caso di Michele, che ha un’inflessione partenopea, e di Nicla (la parrucchiera interpretata da Tiziana Schiavarelli) che si esprime con una marcata cadenza barese, ‘Il grande botto’ è recitato in un italiano anonimo cui non si sottrae nemmeno Emilio Solfrizzi (Vito). Tutto ciò ne fa un film acquoso, che vive dei più fiacchi luoghi comuni della comicità popolare. – Nell’immagine, Emilio Solfrizzi e Francesca Nunzi (Teresa).

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 29 Dicembre 2020

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