Il grido d’Ucraina
Martedì scorso all’ABC, in anteprima, è stato proiettato ‘Reflection’, un film del regista ucraino Valentyn Vasjanovyčgià presentato alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (la proiezione s’inseriva all’interno dell’undicesima edizione della rassegna “Registi fuori dagli scheRmi” diretta da Luigi Abiusi). Reflection’ racconta la storia di Serhij, un chirurgo ucraino arruolato nell’esercito a causa dell’invasione delle regioni ad est del suo paese ad opera della Russia intorno al 2018. Persosi in missione con un commilitone nella zona di guerra, Serhij viene fatto prigioniero dai russi, i quali per estorcergli informazioni lo seviziano e lo costringono ad assistere alle atroci torture inflitte ad altri prigionieri e all’eliminazione dei loro cadaveri. Tra i cadaveri scopre anche Andrij, il compagno dell’ex moglie Polina. Allora Serhij convince un russo a non cremare il cadavere di Andrij e a cercare di restituirlo alla famiglia, promettendogli un guadagno. Dopo un po’ di tempo, Serhij viene liberato in uno scambio di prigionieri e torna a Kiev. Qui, nonostante il trauma subito, prova dare un senso alla sua vita e a ricucire i rapporti con Polina e la figlia Ol’ga, entrambe inconsapevoli delle morte di Andrij e alla ricerca di sue notizie dal fronte. Serhij intanto si adopera per far recuperare le spoglie di Andrij. Alla fine vi riesce … ‘Reflection’ è pellicola che inquieta. Sembra raccontare il presente, quando invece racconta un passato piuttosto recente e che l’Occidente ha finto di non vedere. Opera di non facile fruizione per i lunghi silenzi, la lentezza dei tempi e la frequente fissità dell’immagine, il film di in molti momenti strizza l’occhio al cinema di Tarkovskij. Il che, se palese nel primo e terzo segmento della storia, non lo è in quello centrale, in cui la guerra getta giù la maschera. Il colore distopico della prigionia di Serhij non si cancella facilmente dalla memoria (nell’immagine, il momento dell’interrogatorio :Serhij – Roman Luc’kyj- viene interrogato dal capo di un luogo di detenzione della RPD, l’autoproclamata Repubblica Popolare di Doneck). Ovviamente si sorride poco e niente in ‘Reflection’, film avaro di luce e intriso di fatalismo, elementi che lo fanno sembrare ben più lungo del non poco che è : 125’. Forse con qualche taglio… Certamente Vasjanovyč avrebbe potuto escludere dal montaggio due scene dal valore smaccatamente didascalico : la doppia aggressione all’interno di un parco ad opera di un branco di randagi a danno prima d’un ciclista, poi d’un podista (i cani sono i Russi, l’aggredito è l’indifesa Ucraina…). Nell’insieme, un film pensato e diretto senza partigianeria, onesto e toccante.
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Marzo 2022