Il J’Accuse di Baionne
Difficilmente i grossi quadrupedi muoiono nelle stalle. Le dimensioni di questi animali suggeriscono di anticipare il fatale momento per pianificare lo ‘smaltimento’ delle carcasse. Così, se un cavallo è divenuto troppo vecchio per correre, dare spettacolo, tirare un aratro o un carretto lo si porta al mattatoio dove… E se un cavallo giovane destinato alla zoo-terapia, improvvisamente, si svela pericoloso uccidendo un ragazzo con un calcio, che si fa, lo si spedisce in anticipo dal boia? Certi interrogativi possono innescare processi di coscienza tormentosi. Baionne è il nome della bestia che si trova al centro di uno stimolante libro di Luigi Mario Chiechi (‘Della veridica storia di un cavallo che accusò i suoi giudici’). Lino De Venuto, il quale oltre ad essere esperto uomo di teatro è pure lettore attentissimo, coglie la cifra drammaturgica dell’insolita vicenda (in parte ispirata a un fatto vero) e ne cava un testo. Da molti giorni è in cartellone al Duse un’applaudita messinscena (‘L’Arringa’) diretta da De Venuto e interpretata dallo stesso al fianco di Rino Bizzarro, Floriana Uva e Maria Teresa Ciccimarra. Nell’aula di un immaginario Palazzo di Giustizia, alla presenza di Giudice assai severo (l’inossidabile Rino Bizzarro), l’Accusa (M.T.Ciccimarra) e la Difesa (F. Uva) si contendono il futuro di Baionne. Ti aspetti a questo punto un tagliente monologo accusatorio, soprattutto ti aspetti una fastosa e appassionata arringa. Non arrivano né l’uno nell’altra. Con abile escamotage drammaturgico e buon coup de teatre De Venuto chiama a deporre lo stesso Baionne (bellissimo il travestimento confezionato da Rossella Ramunni). La deposizione dello sventurato cavallo si trasforma in un sferzante J’Accuse contro l’Uomo. Baionne adesso non è più un cavallo ma il Rappresentante del Genere Animale venuto a ribaltare ruoli, a mettere in discussioni convinzioni millenarie. Con quale autorità l’Uomo consente la corrida? e la vivisezione, l’allevamento intensivo, l’industria della pelliccia, i combattimenti dei galli, gli scimpanzé nello spazio….? Troppo comodo l’alibi biblico (“…tutti gli animali della terra e gli uccelli del cielo… sono dati in vostro potere con… tutti i pesci del mare”). Con voce dolente e gestualità solenne – quanta amarezza nella ‘danza della bistecchiera’, questa ‘valse triste per cavallo solo’ – Baionne rivendica la dignità perduta di miliardi di forme di vita. Per sua fortuna la ritrova nel finale quando ancora a sorpresa il Magistrato si volge verso la platea e ad essa rimette il giudizio. Vergando una croce su bigliettini consegnati all’ingresso gli spettatori si schierano, pro o contro. Ci dicono che ad ogni replica Baionne è stato assolto dall’accusa (era reso pazzo dal dolore per via d’un malvagio gli aveva messo un pungiglione tra la pelle e la sella, sicché chiunque gli montava in groppa…) e restituito alla sua funzione di cavallo da terapia.
Italo Interesse
Pubblicato il 5 Febbraio 2013