Cultura e Spettacoli

Il Leone non si difende, non difende più

E lì dal Cinquecento, in un angolo di Piazza Mercantile, eretto per volontà di Pietro di Toledo, vicerè spagnolo. Composto da un leone e una colonna sormontata da una sfera, entrambi in marmo, l’insieme funzionava come gogna. Si ritiene che i due elementi siano materiali di spoglio di opere più antiche (forse il leone decorava un sepolcro romano). Stiamo parlando di un celebre monumento di Bari Vecchia. Se non il più importante, certamente il più maltrattato. Qualche notte fa vandali hanno distrutto buona parte della panchina circolare che l’avvolge. Siamo all’ennesimo gesto vandalico, il più recente capitolo di una storia squallida che si protrae da decenni. Tempo fa imbrattarono il Leone e la Colonna della Giustizia con penne a feltro indelebili, cosa che costò un lungo e costoso lavoro di ripristino. Bene che vada, sul leone ci si siede per conversare o per un autoscatto di gruppo (qualcuno si fa anche fotografare legato alla colonna mentre i compagni fingono di prenderlo a cinghiate…). Ciò che sorprende in tutto questo è la facilità d’accesso al monumento, che nessuna recinzione difende. Chi faccia caso alle fattezze del leone noterà che esse si presentano così levigate da rendere difficile l’identificazione del re degli animali. E’ il segno della ‘confidenza’ di generazioni di monelli con uno dei più celebri monumenti della città antica. Un’usanza tollerabile ieri, non oggi, stante l’abisso tra la vivacità dei ragazzi del Settecento (era in cui presumibilmente quelle due sculture terminarono di svolgere la funzione di pubblica gogna) e quella dei loro attuali discendenti. Cosa ci aspetta in futuro, il vandalo con martello?… Quando s’investì per dare un volto nuovo alla più bella piazza di Bari Vecchia, poi deplorevolmente involuta in cuore della movida, qualcuno sollevò il problema della tutela di colonna e leone. Ma l’idea di una cancellata di altezza tale da scoraggiare gli impuniti venne respinta : avrebbe tolto qualcosa al disegno arioso di uno spiazzo affrancato da autovetture e deputato al passeggio e all’incontro. Giusto. Non si volle considerare, invece, l’idea di rimuovere colonna e leone per trasferirli nel cortile del Castello, collocando al loro posto copie in pietra. Non sarebbe il primo caso nella storia (della difesa) dell’arte. Certo, una colonna e un leone scolpiti di fresco darebbero del taroccato, ugualmente ciò rappresenterebbe danno minore rispetto all’idea di un monumento qua e là ‘mangiucchiato’ da gente disposta a portarsene a casa un ricordino. In definitiva si tratterebbe, anche, di ripristinare per via deduttiva l’originale aspetto della scultura leonina. Un’operazione di non trascurabile spessore culturale.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Aprile 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio