Cultura e Spettacoli

Il maestro lasciò la bacchetta all’allievo

Il 16 gennaio di 287 anni fa nasceva a Bari Niccolò Piccinni, celebre compositore. Figlio di un musicista, Niccolò era stato destinato alla carriera ecclesiastica. “Raramente come in questo caso le precauzioni paterne produssero un qualche risultato”, osserva argutamente Pierre-Louis Ginguené, massimo biografo del genio barese. Il giovane Piccinni, infatti, la cui natura musicale traspariva suo malgrado, non poteva vedere strumento, sopratutto un clavicembalo, senza esserne affascinato, tanto che si esercitava a suonare di nascosto tutte le arie delle opere che aveva ascoltato e che ricordava con sorprendente facilità. Una volta, per caso, il Vescovo di Bari ebbe modo di ascoltare questo enfant prodige. “La precisione del canto e dell’accompagnamento lo stupirono a tal punto che obbligò il padre a far entrare il figlio nel Conservatorio di Sant’Onofrio a capo del quale c’era allora il famoso Leonardo Leo”. Entrato a Sant’Onofrio nel maggio del 1742, Piccinni manifestò subito insofferenza verso il “maestrino” a cui era stato affidato. Perciò iniziò a comporre senza altra guida che il proprio genio salmi, oratori e arie per opere sino a spingersi a comporre un’intera messa. Uno dei maestri del Conservatorio che l’aveva ascoltata ritenne suo dovere parlarne a Leo. Quest’ultimo qualche giorno dopo mandò a chiamare Piccinni, cui chiese di fargli leggere quella partitura. “Leo la sfogliò, ne osservò tutti i temi, sorrise e suonò la campanella che si utilizzava per annunciare l’inizio delle prove”. Strumentisti e cantanti si presentarono e le parti vennero distribuite. Quando tutti si aspettavano che Leo battesse il tempo per dare inizio alle prove, il Direttore “si girò verso Piccinni e gli presentò la bacchetta”. Il giovane studente, “raccolte tutte le forze, con mano tremante batté il tempo. Ma ben presto, trascinato e come esaltato dalla sua partitura, non vide più né Leo né il pubblico numeroso ; si diede totalmente alla sua musica che diresse con tale passione e precisione da sorprendere tutto l’uditorio che lo colmò di elogi”. Infine parlò Leo, che una seconda volta sorprese tutti rimproverando Piccinni : “…Voi avete ricevuto dalla natura un gran dono e ve ne abusate in questa maniera! Invece di studiare i fondamenti dell’arte vi abbandonate all’immaginazione e con le vostre idee senza ordine e senza regole avete composto quello che voi chiamate una partitura. Credete di aver composto un capolavoro?”. Il giovane spiegò cosa l’aveva contrariato durante gli studi, l’ignoranza del maestro e la sua durezza. “Leo, commosso, lo strinse a sé, lo accarezzò e gli disse di andare tutte le mattine a seguire le sue lezioni”.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 16 Gennaio 2016

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