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Il maxipalazzo da 90 milioni di euro che farà tremare la nuova Giunta

Sono trascorsi quasi due mesi da quando è intervenuta la sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha praticamente sancito “l’obbligo” per la Regione Puglia di provvedere sull’istanza in “autotutela” presentata da uno dei partecipanti alla gara (ing. Michele Cutolo – 2° classificato) per la realizzazione del Nuovo Palazzo della Regione Puglia in via Giovanni Gentile costato 87 milioni di euro, eppure la questione pare sia stata già relegata in fondo alla fitta agenda di politici e amministratori locali. E difficilmente la nuova giunta guidata da Michele Emiliano – che sta per insediarsi nel palazzo del lungomare Nazario Sauro – deciderà di prendere il toro per le corna, ponendosi subito il problema della prosecuzione o meno dei lavori in corso per terminare, appunto, la nuova sede di via Gentile posto preliminarmente dai giudici amministrativi. La sentenza del Consiglio di Stato (e, a monte, l’istanza di autotutela in merito alla quale i giudici hanno sancito l’obbligo per la Regione di rispondere), fa seguito alla sentenza della Suprema Corte di Cassazione – 5^ Sezione Penale n. 6240/2013 del 7/02/2013, che aveva stabilito, in via definitiva, che la “Gara di Progettazione” riferita all’edificio in oggetto era stata “illecitamente condotta”, con reati di “falso ideologico” e “turbativa d’asta” commessi dai componenti della Commissione Esaminatrice. I reati, però, dopo oltre 10 anni di giudizio furono dichiarati dalla Suprema Corte “prescritti” e fu di conseguenza disposto a carico dei Commissari, solo il risarcimento dei danni a favore dell’ing. Michele Cutolo, che era costituito parte civile nel giudizio, essendo risultato secondo classificato al concorso di progettazione. La Regione Puglia in sostanza, dopo questa durissima sentenza penale della Cassazione, per circa un anno ha praticamente fatto orecchio da mercante, senza preoccuparsi che stava dando seguito a una procedura  inficiata da  “fatti illeciti”, conclamati da sentenza definitiva della Cassazione. Ora alla Regione è stato prescritto dal Consiglio di Stato l’“obbligo” di rispondere all’istanza di “autotutela”. Ma, e questo è l’aspetto di maggior interesse, il CdS ha prescritto alla Regione di rispondere in conformità e dando priorità assoluta “all’interesse pubblico”, perseguibile, come indica la stessa sentenza, primariamente attraverso l’annullamento di tutti gli atti posti in essere e, quindi, fino alla possibile demolizione di tutte le opere (allo stato di rustico) sin qui realizzate sulla base di una procedura definitivamente acclarata nella sua illiceità, per poi riesaminare i progetti e scegliere il progetto migliore. In sintesi, l’atto di risposta che ora la Regione Puglia deve assumere, in ossequio alla sentenza dei giudici di Palazzo Spada, potrà portare a tali esiti alternativi: completare la realizzazione del progetto in corso, ritenendo che ciò sia di maggiore interesse pubblico rispetto ai costi di demolizione, anche se la nuova opera sarebbe “frutto di illecito” conclamato. In questo caso l’Ente dovrebbe anche procedere al risarcimento dei danni a favore dell’ing. Cutolo, come stabilito dalla sentenza. Oppure affermare che “la legalità” è di interesse pubblico preminente rispetto ai costi per le casse pubbliche causati dalla demolizione del rustico già realizzato. A demolizione effettuata, poi, occorrerà rifare la gara, rivalutando i medesimi progetti del 2003, chiaramente con nuovi Commissari, al fine di scegliere, questa volta  secondo criteri di correttezza, il progetto migliore. Quindi, da un lato la Regione può decidere di perseguire l’interesse pubblico, mediante risparmio dei costi della demolizione e, però, in palese spregio della legalità: l’”Opera Simbolo” della Regione diventerebbe opera “frutto di illecito” e “simbolo di illecito”, peraltro realizzata con l’importo di oltre 90 milioni di Euro, mostruosamente lievitato rispetto ai 40 milioni di Euro previsti dal bando di gara. Senza contare la pendenza di un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Bari riguardante proprio  l’enorme lievitazione dei costi, passati da Euro 40 a 90 milioni, come detto, con “varianti” di volta in volta introdotte “ad arte” per colmare le carenze di un progetto iniziale che, guarda caso, era stato ritenuto il migliore al punto da vincere la gara di progettazione. Dall’altro, può decidere di dare preminenza alla legalità, anche se dovendo sostenere i costi della demolizione di un’opera frutto di illecito. Questo è il punto su cui la Regione dovrà basare le valutazioni dell’interesse pubblico da perseguire, motivando a quale dare preminenza. La forza di questa sentenza, in sostanza, è che stabilisce un “principio” e cioè che l’interesse pubblico non è solo quantificabile in termini di risparmio di danaro pubblico ma anche come affermazione della legalità, anche se ciò comporta costi significativi. Per dirla chiaro e forte: se la Regione Puglia, a febbraio 2013 (quando fu emessa la Sentenza Penale della Cassazione che accertò l’illecito di gara), avesse agito secondo criteri almeno di prudenza e di rispetto della legalità, nell’esclusivo interesse della cosa pubblica, la questione ora si presenterebbe della più facile soluzione. Infatti, all’epoca (febbraio 2013) i lavori non erano neppure iniziati o comunque si era solo agli scavi e, quindi, decidere di non realizzare più un’opera frutto di illecito conclamato, sarebbe stato quasi a  “Costo 0”. Ora, invece, la Regione potrebbe essere costretta a sobbarcarsi il grave peso morale di realizzare un’opera frutto di illecito e, quindi, in spregio della legalità oltre che sostenere i costi del risarcimento a favore dell’ing. Cutolo, solo perché le opere già realizzate sono alquanto consistenti e, quindi, la loro demolizione sarebbe piuttosto dannosa per le Casse Pubbliche. E ciò con la triste e preoccupante conseguenza che quella che il bando di gara di progettazione dell’anno 2002, classificava come “Opera Simbolo” della Regione Puglia, diventi ora “Simbolo dell’Illecito” conclamato da sentenza definitiva. Un segnale gravissimo e preoccupante per la collettività con cui la nuova Giunta dovrà, presto o tardi, fare i conti, anche se l’avvocatura regionale ha sta già cercando di limitare i danni…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 27 Giugno 2015

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