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Il ministro Orlano sconfessa Emiliano sul possibile sostegno a un governo cinque stelle

Che i partiti siano ormai solo delle “scatole” vuote che raccolgono al loro interno figure di “battitori” liberi, portatori d’interessi economici organizzati e non, elevati al rango di leader politici da un sistema elettorale che favorisce e predilige la personalizzazione della politica, è testimoniato dal fatto che anche in piena campagna elettorale per il rinnovo delle Assemblee parlamentari esponenti di spicco di una stessa formazione politica prospettino linee politiche differenti e, in alcuni casi, addirittura contrastanti con quelle portate avanti da chi il partito lo rappresenta nella sua unitarietà e, in quanto tale, ha anche la responsabilità della guida politica dello stesso. Un significativo esempio di questo stato di fatto della politica nazionale è dato da quanto è accaduto in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale con il Pd di Matteo Renzi sullo scenario pugliese, dove il leader di una minoranza interna al partito, Michele Emiliano, ha dichiarato, senza alcun confronto con le altre anime della propria formazione politica, che il Pd debba sostenere un eventuale governo a guida pentastellata, qualora il M5S risulti il partito più votato alle elezioni di domenica prossima. E ciò in antitesi a quelle che sono le strategie nazionali di chi è responsabile, a seguito di una regolare conta congressuale, della guida politica dello stesso. Insomma, il governatore Emiliano dallo schermo di una nota emittente televisiva locale ha auspicato una coalizione governativa con il M5S contro la tesi del segretario Renzi che, in questa tornata elettorale, rappresenta invece il Pd come una forza politica antitetica ed alternativa al programma dei “grillini” per il governo del Paese. In linea con la tesi renziana è anche la minoranza interna al Pd che fa capo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che, intervenendo ad una manifestazione elettorale nel Salento, ha invece “bocciato” senza appello l’ipotesi di apertura ad un governo istituzionale dei “5 Stelle”, lanciata da Emiliano la scorsa settimana. Infatti, ha affermato Orlando: “Io credo che non ci siano le condizioni di far convergere forze antieuropee e populiste con una forza riformista ed europeista come è il Partito democratico”. E, a conferma di questo suo orientamento, il titolare del Dicastero romano di via Arenula ha poi ribadito: “Sono convinto che sia giusto quello che è stato detto, cioè che se non ci sono le condizioni di una coalizione con obiettivi chiari, è meglio riprendere la via delle urne, evitare pasticci con la destra e per questo mi auguro – ne sono anzi sicuro – che nella fase successiva al voto tutte le sensibilità del centrosinistra siano coinvolte sin dalle prime mosse per la costituzione del nuovo governo e per definire il nuovo assetto istituzionale”, chiarendo: “mi pare che Renzi abbia detto che la valutazione compete al Capo dello Stato, come è sempre stato, ma come oggi è ancora di più, alla luce di una situazione che andrà comunque interpretata con saggezza, perché non avremo una indicazione chiara dal voto”. Quindi, ancora una volta il governatore pugliese, Emiliano, si mostra nel Pd una voce fuori dal coro anche nel pieno di una campagna elettorale delicata e molto difficile per il suo partito, che punta a recuperare consensi proprio mettendo in evidenza le contraddizioni degli avversari più temuti, quali sono per l’appunto i “grillini” da un lato e la coalizione di centrodestra dall’altro. Contraddizioni che per il M5S – secondo taluni vertici Dem – dovrebbero essere la loro scarsa capacità di governo e di controllo comportamentale di alcuni loro esponenti, rispetto a quanto hanno in precedenza dichiarato in linea agli obiettivi del Movimento politico. Mentre per quanto riguarda la cordata di centrodestra – sempre secondo le principali critiche del maggior partito del centrosinistra – dovrebbe trattarsi di una semplice coalizione elettoralistica che, se risultasse vincente, presenterebbe poi, a livello di governo del Paese, numerose contraddizioni e conflitti di difficile conciliazione tra le quattro forze partitiche che la compongono. In definitiva, criticità ed obiezioni che valutate alla luce di quanto è accaduto nel Pd, a seguito delle recenti dichiarazioni del governatore pugliese, Emiliano, leader della minoranza interna di “Fronte democratico”, sarebbero delle semplici “pagliuzze” rispetto alle “travi” che potrebbero presentarsi sugli occhi dell’ex premier e segretario del Pd, Renzi, dopo il voto politico di domenica prossima, qualora i pronostici catastrofici della vigilia, per il suo partito,  fossero rispettati.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Febbraio 2018

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