Cultura e Spettacoli

Il mistero di Ariscianne

A sud di Barletta si allarga il sito di Ariscianne, una zona umida parzialmente bonificata nella prima metà del Novecento ed oggi in degrado. Eppure Ariscianne conserva tesori. Verso la metà degli anni sessanta, si fece caso al fatto che dopo ogni mareggiata quel litorale sabbioso si trasforma in una miniera di reperti che dal neolitico arrivano ai giorni nostri. L’evidenza dei fatti testimonia una famigliarità fra l’uomo ed Ariscianne che parte da molto lontano. Schegge di selce, punte di frecce, lame, raschiatoi, figure antropomorfe e zoomorfe scolpite su ciottoli,  buche circolari e canalette perpendicolari alla costa e intagliate nelle calcareniti, (probabile indizio di remote saline) dicono della presenza dell’uomo ad Ariscianne già dal Neolitico. Monete, croci, sigilli,  monili, resti di anfore ed altri avanzi, invece raccontano l’era romana, il tardo impero e il primo medioevo (di quest’ultimo periodo spunta il basamento di una torre a una decina di metri dalla riva, mentre sullo stesso fondale ma a un distanza maggiore giacciono i resti di due navi romane del II e I secolo avanti Cristo). La singolare concentrazione di reperti in appena tre chilometri di litorale solleva ancora oggi tali e tanti interrogativi da giustificare si parli di ‘mistero di Ariscianne’. Un mistero che difficilmente può essere svelato sulla base di come si presenta il sito oggi. Si provi invece a riflettere sull’aspetto che esso poteva offrire   diecimila o anche solo mille anni fa. Se il livello del fondale marino era più alto di un paio di metri, la linea di costa andrebbe arretrata di un cinquecento metri. Allora può prendere vita l’ipotesi di una comunità resa prospera dalla presenza di un corso d’acqua (il torrente Camalgi), di una salina e di uno scalo portuale ; il centro abitato probabilmente fungeva da scalo marittimo per il limitrofo Borgo Stirpetus, che a suo tempo sorgeva nell’area ora occupata dal Santuario della Madonna dello Sterpeto. E poi ?… E poi due cose soltanto : un bradisismo o un onda anomala. Il resto lo fa il moto ondoso, che frantuma o finisce di frantumare un centro abitato, che infine livella, restituendone solo parte delle ricchezze. Il sito di Ariscianne merita indagini ben approfondite, ma nelle condizioni attuali, bersaglio com’è di scempi ambientali e sottoposto ad una progressiva erosione costiera, può sollevare più interrogativi che fornire risposte esaustive. Tuttavia si confida in una riqualificazione dell’area. Tanto spegnerebbe sia gli appetiti dei signori del mattone che la protervia dei cacciatori di frodo, responsabili di stragi a danno della ricca avifauna. E chissà che il successo della riqualificazione non invogli l’Autorità competente a finanziare campagne di ricerca utili a far luce sul mistero di Ariscianne.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 18 Maggio 2021

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