Cultura e Spettacoli

… il monaco con la monaca!

Gira in Rete un video nel quale un giovane, incuriosito da una coppia di serpenti in amore (due biacchi), si avvicina troppo scatenando a un certo punto la reazione furiosa di uno dei due rettili. Ciò che impressiona è la rapidità con cui il biacco ‘attaccante’ si scioglie dalla stretta sessuale e parte all’attacco del disturbatore, che insegue per una decina di metri strisciando sulla ghiaia (siamo in aperta campagna) con una serie di ripetuti e fulminei guizzi. Una cosa inaspettata, stante il fatto che di norma le serpi fuggono l’uomo e che solo quando, magari erroneamente, si ritengono minacciate passano al contrattacco, cui consegue un pronto ritiro nel più vicino rifugio. Qui invece… L’imprevisto livore del nostro biacco conferma un’antica diceria nostrana che vuole questo tipo di serpe (da noi detto ‘scorzone’) capace d’incattivirsi quando distolto dall’atto sessuale. Nel Salento la stessa diceria si arricchisce di colore, nel senso che l’ira delle serpi si accentuerebbe quando il molestatore dovesse pronunciare  queste parole : “lu monicu cu la monaca”! Alcune leggende parlano di incauti divorati da centinaia di serpenti sbucati da ogni dove e accorsi a dar manforte ai compagni molestati (quando si dice : senso di solidarietà e spirito di categoria). Cosa c’entrano i religiosi? Per capire bisogna tenere a mente l’accezione negativa in cui nella tradizione cattolica una volta era tenuto il serpente, animale da sempre associato all’idea di peccato originale e a emblema della lussuria. Proprio quella lussuria tanto ferocemente rimproverata ai fedeli dalla sessuofobica Chiesa di un tempo. Ma la Storia insegna pure che nessuno è invulnerabile alle lusinghe della carne, a cominciare dagli stessi ministri di Dio. I monaci, per esempio, sempre vestiti di nero, lo stesso nero della livrea dello scorzone… E che altro potevano solleticare due scorzoni in amore nella limitata fantasia di villani sessualmente repressi e in pugno a un clero dispotico se non l’idea, ovviamente blasfema, di monache e monaci infoiati? Certe cose, ben occultate, accadevano eccome quando il papato era regno. Guai però all’incauto che avesse messo in piazza segreti da convento. La Chiesa, che a differenza di oggi era negazionista relativamente a certe cose, non perdonava accuse che suonassero come mancanze di riguardo e, peggio ancora, che equivalessero alla messa in discussione di un potere secolare. Il clero di allora era capace di vendette sottili, inaspettate, proprio come uno scorzone inferocito che insegua un ragazzo imprudente. Tornando al video, il sonoro non trasmette altri suoni che quello del vento fra i cespugli e le grida del ragazzo impaurito. Chissà se quel giovincello avesse spinto la propria audacia sino alla pronuncia delle più proibite parole… Ben gli sta. Avrebbe dovuto riflettere sulla radice del popolare ‘sfottere’ : stuzzicare il prossimo scegliendo in momento ‘delicato’. Lui, disturbato mentre se la spassa con la sua bella, come reagirebbe?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Marzo 2017

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