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Il mondo agricolo pugliese sul piede di guerra per i ritardi sullo stato di calamità

E’ sul piede di guerra il mondo agricolo pugliese che minaccia una massiccia mobilitazione di piazza per il mancato riconoscimento da parte del Governo, nella manovra di Bilancio di fine anno,  dello stato di calamità naturale conseguente alle gelate dell’inverno scorso, che hanno duramente colpito l’olivicoltura regionale.Infatti, all’inizio di marzo del 2018 le temperature in Puglia, dove si produce oltre il 60% di olio italiano, sono scese al punto da ghiacciare circa 90mila ettari di uliveti compresi tra le province di Bari, Bat e Foggia, con conseguenti danni a migliaia di piante di ulivo che nell’annata agraria appena conclusa non ha prodotto alcunché. Di qui la denuncia di tutte le Organizzazioni di categoria per l’assenza di misure atte a garantire adeguate risorse al Fondo di solidarietà nazionale per far fronte alle calamità che hanno colpito importanti regioni, a partire dalla Puglia, dove nella recente campagna olivicola la produzione media complessiva di olio é calata di oltre il 65%, mettendo in ginocchio l’intera filiera produttiva, che coinvolge gli olivicoltori ma anche i trasformatori e tutta la manodopera stagionale che usualmente serve a far funzionale il settore. “E’ una situazione disastrosa senza precedenti” hanno commentato in una nota Confagricoltura, Agrinsieme e le altre associazioni del settore olivicolo, ad eccezione di Coldiretti che sulla problematica sta conducendo una battaglia in solitudine e, quindi, per proprio conto.  “Il portavoce del movimento dei gilet arancioni, Onofrio Spagnoletti Zeuli, che raccoglie imprenditorie operai agricoli di tutte le organizzazioni esclusa la Coldiretti, ha fatto sapere che “é arrivato il momento di dare risposte serie ed efficaci, con atti ufficiali e non più solo con parole”, perché “si rischia di mettere in ginocchio tutto il settore agricolo pugliese, già colpito dalla Xylella. Basti soltanto pensare alle migliaia di giornate di lavoro perse e all’attività ridotta praticamente a zero dei frantoi”. La dichiarazione dello stato di calamità, infatti, avrebbe premesso di attivare le misure di emergenza e sbloccare le risorse necessarie a fronteggiare la situazione. Una situazione che, tra gelate e xylella, è gravissima, ma nonostante ciò “tante promesse – ha sottolineato Spagnoletti Zeuli – sono state disattese”. A protestare per l’ancora mancato riconoscimento dello stato di calamità da parte delle Istituzioni preposte è, però, anche Coldiretti-Puglia che lo scorso 31 dicembre è stata la prima a scendere in piazza con un presidio sul lungomare barese Nazario Sauro, sotto il Palazzo della Regione Puglia.Perentorio nelle affermazioni il presidente di Coldiretti-Puglia, Savino Muraglia, che, dopo aver ribadito la richiesta“per mesi a tutti i livelli” della dichiarazione di calamità naturale e l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale, ha rilevato: “Ci sono evidenti responsabilità regionali e nazionali” per i ritardi nelle necessarie misure di sostegno al mondo agricolo pugliese. “Ci aspettiamo dal Governo regionale – ha aggiunto il presidente Muraglia – che chieda con forza la dichiarazione di calamità naturale e stanzi maggiori risorse per le gelate. C’è la legge richiesta da noi e già approvata che lo consente. Al Governo nazionale chiediamo di non deludere gli agricoltori pugliesi, già dimenticati dalla ‘manovra’ (ndr – finanziaria), perché la Puglia produce oltre il 50% dell’olio italiano e un’annata disastrosa come questa avrà ripercussioni anche a livello nazionale”. Invece, il direttore regionale di Coldiretti, Angelo Corsetti, ha rilevato che nel 2018 la Puglia ha perso circa 320 milioni di Euro di Pil (Produzione lorda vendibile) nel settore oleario e oltre 1 milione di giornate lavorative risultano azzerate ha denunciato. E “mentre il settore olivicolo e l’intero indotto non sanno come andare avanti – ha aggiunto Corsetti –  da gennaio a settembre sono stati importati 304 milioni di Euro di olio dall’estero”. Quindi, forte è la preoccupazione di Coldiretti-Puglia per possibili moltiplicarsi di frodi e speculazioni, con olio di bassa qualità venduto come extravergine o di olio straniero spacciato per italiano. “Bisogna stringere le maglie della legislazione – ha affermato Corsetti -per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero, perché sapere chi sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del ‘Made in Italy’ agroalimentare”. E, nell’annata olivicola appena conclusa, mentre la produzione pugliese è crollata a causa della xylella, ma soprattutto della gelata di marzo scorso, la Spagna continua a dettare legge, essendo divenuta ormai leader mondiale indiscusso, con stime di circa 1,5-1,6 miliardi di chili di produzione olearia ed un incremento del 23% di olio prodotto. Ossia oltre la metà dell’intera produzione mondiale. Ma – fa notare inoltre Coldiretti – l’Italia è anche un grande Paese consumatore con gli acquisti di olio di oliva a persona che si aggirano attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. Infatti, secondo  un’indagine Ismea, in Italia ben 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni, nel rispetto di uno stile alimentare fondato sulla dieta mediterranea che ha consentito al Belpaese di conquistare primati mondiali di longevità, tanto che la speranza di vita media degli italiani è salita a 82,8 anni, ossia 85 per le donne e 80,6 per gli uomini. Negativo è però il commento del  movimento dei “Gilet arancioni” all’iniziativa di Coldiretti-Puglia di muoversi in solitudine nelle proteste di piazza sulla questione del mancato riconoscimento dello stato di calamità. Infatti,il coordinamento che raggruppa quasi tutte le altre Organizzazioni sindacali di categoria (Agci, Associazione frantoiani di Puglia, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Italia olivicola, Legacoop, Movimento nazionale agricoltura, Unapol) che si riconoscono nel movimento protestatario del “Gilet arancioni”con una nota ha definito “irresponsabile e paradossalmente dannosa l’azione di Coldiretti che, nonostante l’invito di tutte le altre organizzazioni sindacali ad avviare azioni comuni, a tutela e nell’interesse unico degli agricoltori pugliesi, sta mostrando all’esterno e alla politica un mondo agricolo diviso, cosa che così non è nella base associativa”. “Ed è inconcepibile e inaccettabile –  continua la nota dei ‘Gilet arancioni’ – che un rappresentante del governo, il sottosegretario Manzato, decida di ricevere solo una parte del mondo agricolo escludendo la maggioranza, per discutere di problemi rilevanti e vitali per il settore agricolo, come gelate e xylella”. Insomma, anche in presenza di problemi gravi e drammatici, come xylella e gelata, nelle rappresentanze del mondo agricolo locale non c’è sintonia di marcia e, quindi, d’azione. E questo è sicuramente un grave “male” per il mondo produttivo agricolo che si trascina da i tempi della vecchia e vituperata prima Repubblica. Un “deficit” che è sicuramente alla base delle tante e storiche debolezze del comparto agricolo rispetto ad altri parimenti importanti settori dell’economia locale e nazionale. E che nonostante il nuovo “ordine” politico nazionale è stato “sanato”. E ciò, forse, perché a “non unire” almeno sul comune terreno di lotta  le Organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori è ancora la “politica” partitocratica di vecchio stampo. Vizio, questo, che continua sicuramente a condizionare negativamente le possibilità di sviluppo ed emancipazione del mondo rurale nazionale e, in particolare, pugliese.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 3 Gennaio 2019

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