Il mostro del Tavoliere
Boschi e campagne di casa nostra sono diventati insicuri dal punto di vista faunistico : se le vipere rappresentano la minaccia minore, bisogna invece fare seriamente i conti con branchi di cinghiali e frotte di randagi inselvatichiti (fra le due minacce non sappiamo a quale assegnare la palma della peggiore). Bazzecole comunque a confronto dei mostri che si aggiravano in quello che migliaia di anni dopo sarebbe divenuto il territorio pugliese. Per dirne una, dalle parti nostre al vertice della piramide alimentare era un felino da 450 chili e canini così lunghi – venti centimetri – che a bocca chiusa sporgevano per metà… (il suo discendente, la tigre del Bengala. non supera i trecento chili e le sue zanne arrivano a ‘soli’ sette centimetri). Neanche il mammuth poteva sopravvivere alla furia dello smilodonte o tigre dai denti a sciabola. Nel Museo delle Scienze della Terra, a Bari, è esposta la riproduzione del cranio di uno di questi giganteschi felini il cui fossile è stata rinvenuto a suo tempo nel territorio di Trinitapoli. La singolarità del rinvenimento consiste nel fatto che quei resti si presentano fossilizzati allo stesso modo dei tanti animali che – ancora oggi – finiscono intrappolati nelle ‘polle’ di idrocarburi liquidi. Questo fenomeno è particolarmente diffuso a Rancho La Brea, (non lontano da Los Angeles) nel cui territorio si estende un importante sito paleontologico. Scavi condotti all’interno di questo giacimento ossifero (che somiglia ad una distesa di pece ; non casualmente in spagnolo ‘brea’ vuol dire : asfalto) hanno riportato alla luce oltre 600mila reperti, per circa cinquecento specie animali. Alla luce di questo e tornando al Tavoliere, dobbiamo pensare che durante il Pleistocene anche nella più grande piana pugliese fosse possibile incappare in queste specie di sabbie mobili, queste distese di fanghiglia densa e bruna dal caratteristico odore di bitume. Pochi anni fa la Vega Oil, un colosso multinazionale dell’energia, condusse ricerche nel perimetro compreso tra Manfredonia, Foggia, Carapelle, Orta Nova, Ordona e Ascoli Satriano. Se poi le trivelle non entrarono in azione, forse è dipeso dall’eccessiva profondità o modesta capacità di resa di quei giacimenti. Ma dieci, venti milioni d’anni fa la Capitana doveva offrire tutt’altro aspetto. Chissà che allora il petrolio non fosse così a portata di mano da sgorgare addirittura dal sottosuolo… – Nell’immagine, un’efficace ricostruzione ad opera di Charles R. Knight in cui una tigre dai denti a sciabola minaccia altre creature da incubo simili a orsi ; sullo sfondo s’intravedono mammuth ; completano l’inquietante pastello temibili rapaci, in volo o posati su rami.
Italo Interesse
Pubblicato il 10 Settembre 2019