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Il neo “Terzo polo” pugliese fa finalmente chiarezza alla Regione

E’ forse la prima volta che accade, da quando nel 1970 è sorta ufficialmente la Regione Puglia, che tre consiglieri eletti nelle fila della coalizione di maggioranza, dopo aver costituito un nuovo gruppo politico per rimanere nel perimetro di cui erano parte, vengono spinti all’opposizione da tutti gli altri gruppi politici della stessa maggioranza, che invece li vogliono formalmente fuori di essa. A questo punto qualcuno si è chiesto: “Se anche i gruppi di opposizione nell’aula barese di via Gentile dichiarassero di non voler accogliere nelle proprie fila i tre esponenti eletti nel centrosinistra che si professano ancora nella maggioranza, cosa accadrebbe?” O, forse meglio, in che parte dell’emiciclo di via Gentile dovrebbero collocarsi i consiglieri Fabiano Amati e Ruggero Mennea (ex Pd) e l’ex civico Sergio Clemente, ora tutti e tre aderenti alla formazione politica di Carlo Calenda e Matteo Renzi? A far chiarezza, per fortuna, è stato il consigliere Amati, che è anche il coordinatore pugliese di “Azione” e che, 24 ore dopo lo scontro in Consiglio regionale con la maggioranza di cui avrebbe voluto continuare a far parte, ha formalizzato con una nota che il gruppo di “Azione” nel Consiglio regionale sarà “all’opposizione di Emiliano”. Infatti, ha spiegato poi lo stesso Amati che nell’ultima seduta – a suo avviso abbiamo – si è “toccato il punto più basso nella storia del Consiglio regionale pugliese, assistendo al più cinico disinteresse su liste d’attesa in Sanità, fine vita e contrasto all’autonomia differenziata”. “Tutto intollerabile e tutto attestato” per Amati anche “da tutte le cronache giornalistiche”. Motivo per cui il partito di Azione della Puglia ha deciso di non voler più rimanere in maggioranza e passare “all’opposizione di Emiliano, dei transfughi Cinquestelle, di alcuni voltagabbana del centrodestra premiati con incarichi inesistenti e di tutti i sensali dello stesso Emiliano e dell’emilianiamo, inteso come sistema di potere senza costrutto e senza futuro”. “Circa i Cinquestelle – ha aggiunto il coordinatore pugliese del partito di Calenda – la nostra memoria e la rete non dimentica le giravolte della banda dei quattro, in controtendenza etica e morale con la scelta di dignità di Antonella Laricchia: elezione all’opposizione, passaggio in maggioranza per un pugno di posti e per ultimo il proposito dichiarato di asfaltare il Pd con la complicità di Emiliano; un capolavoro per psichiatri in cerca di novità cliniche sulla sindrome di Stoccolma”. “Da oggi – ha concluso Amati – il partito di Azione potenzierà ulteriormente il lavoro politico con concrete proposte di leggi; continuerà senza risparmio il lavoro di controllo e vigilanza su tutte le magagne, a cominciare da quelle più vergognose sulla costruzione dei nuovi ospedali”. Chiarito il dilemma del neo “terzo polo” pugliese in Consiglio regionale, si registra una nota del capogruppo della civica “Con”, il consigliere barlettano Tupputi che, dopo aver ammesso che in politica “c’è sempre da imparare”, per cui la maggioranza “giallo-rossa” accetta la lezioncina politichese che “Azione” vorrebbe impartire al centrosinistra, vorrebbe però sapere dal collega Amati se, ora che è anche formalmente all’opposizione, si dimetterà da Presidente della Commissione Bilancio oppure no? Per Tupputi, infatti, Amati “dovrebbe (ndr – dimettersi) quanto meno per coerenza (e dignità), visto che è un ruolo appannaggio della maggioranza”. Il capogruppo di “Con” parlando evidentemente anche a nome della maggioranza giallo-rossa che sostiene il governatore Emiliano ha poi affermato: “Ci aspettiamo che i colleghi di Azione liquidino anche gli onori che ne conseguono e la smettano di essere ossessionati da autorevoli e competenti esponenti della nostra maggioranza che faranno certamente benissimo nell’esercizio delle funzioni che il presidente Emiliano ha voluto attribuirgli”. Una replica piccata ad Amati è giunta anche dal M5S pugliese che, risentito evidentemente dalle parole riservate ai 4 consiglieri pentastellati che successivamente al voto delle regionali del 2020 sono entrai a far parte della maggioranza di Emiliano, con una nota ha dichiarato: “Non accettiamo lezioni di morale e di coerenza da chi, pur essendo di fatto all’opposizione, pretende di essere in maggioranza, perchè evidentemente a quelle poltrone che tanto critica, nei fatti è ben attaccato”. Infatti, proseguendo, i pentastellati nella nota di commento ad Amati hanno poi rilevato: “il vero motivo per cui il gruppo di ‘Azione’ a parole resta in maggioranza” è mantenere “i ruoli da presidente della I Commissione di Fabiano Amati e di segretario dell’Ufficio di Presidenza di Sergio Clemente”, perché “temi come le liste d’attesa, l’assistenza territoriale, il fine vita vanno trattati con il massimo rispetto e con provvedimenti utili, non diventare oggetto di pagliacciate inutili come accaduto più volte in aula, vista la voglia del consigliere Amati di avere un titolo sul giornale”. Per poi concludere che “entrare nel partito di quel Carlo Calenda che continua a dichiarare di non avere rispetto per il modo in cui il presidente Emiliano governa la Puglia e a criticare qualunque cosa faccia, ma poi offendersi alla richiesta di andare in opposizione, è un atteggiamento che si commenta da solo”. In effetti, il “terzo polo” pugliese, con il tentativo di marcare l’atteggiamento critico restando in maggioranza, rischia di non essere politicamente né carne, né pesce e nell’aula di via Gentile anche quando, con i tre voti dei suoi  rappresentanti, potrebbe essere determinante, rischia di rimanere in mezzo al guado. Pertanto, prescindendo dalle decisioni che di volta in volta il neo gruppo di “Azione” alla Regione Puglia prenderà in aula sui singoli provvedimenti, la chiarezza per una forza politica è necessaria, agli occhi degli elettori, non soltanto per sapere in che parte dell’emiciclo sono seduti i suoi esponenti, ma anche per meglio capire le differenze che la contraddistinguono dalle altre forze della sua stessa area. Ed è su questo che i neo “calendiani” pugliesi (considerato che si considerano ancora dell’area di centrosinistra!) dovranno in futuro marcare la differenza dal governo regionale giallo-rosso di Emiliano, se vorranno distinguersi concretamente.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 19 Gennaio 2023

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