Il nero e il rosa
Un’aula d’udienza, allo stesso modo della sala colloquio di un penitenziario, è per un magistrato la passerella su cui sfilano i rappresentanti di un mondo assolutamente ‘altro’. La sensazione della ‘parata’ cede il posto a quella del teatro nel momento in cui i ‘modelli’ in sfilata, focalizzata su essi l’attenzione, evolvono in ‘caratteri’. Caratterizzazione che si fa esasperata quando la ‘collezione’ si colora di rosa. Le donne rappresentano all’interno del fenomeno malavitoso la faccia nascosta della luna. Una faccia che toglie il fiato per la fierezza ottusa, la spietatezza e l’attaccamento feroce al ‘credo’ di quel mondo. A sessi invertiti, la mafia spaventerebbe tre volte di più. Toccata da una serie di incontri, una magistrata, Marzia Sabella, decide di raccogliere spunti di scrittura, che poi affida a Cetta Brancato. Nasce così ‘Nostro Onore’, un libro edito da Einaudi nel 2014 e dal quale le stesse autrici hanno tratto un testo teatrale. Dopo l’anteprima siciliana nel teatro greco di Segesta, ‘Mafia, singolare femminile’, questo spettacolo diretto da Luigi Taccone, è andato in scena a Castellana Grotte. Una messinscena scarna, geometrica. Più donne, coinvolte a vario titolo nelle vicende delle rispettive ‘famiglie’, si alternano su un palco affollato dai segni di una femminilità snaturata : Una culla bianca su cui nel finale si adagerà un velo di tulle bruno, un asse da stiro avvolto nel filo spinato, un drappo luttuoso che, quasi una bandiera dell’Isis, si dipana da un’asta per straripare in scena a ricoprire cose. E’ questo lo sfondo su cui risuona la parola sempre tagliente di donne che “allattate nel veleno dell’onore” hanno dato la loro “valorosa adesione” a un osceno universo mentale. Ordine di idee nel quale le donne, dopo avere smarrito buon senso e obbiettività, finiscono addirittura col rinnegare la propria natura : “meglio in famiglia cinque maschi che una sola femmina”. Sicché non meraviglia sentire che La Legge è il nemico e che delle sue “bugiarderie” gli “sbirrazzi” rappresentano il braccio armato… Monologhi che agghiacciano, a intervallare i quali interviene la voce fuori campo di Alessandra Camassa (Presidente del Tribunale di Marsala) : un fil rouge che sa di rammarico, di curiosità inesausta e di sottaciuta impotenza. Non un filo di bugia anima questo ben confezionato testo. Il che lo rende particolarmente prezioso. Ne sono state ammirevoli interpreti Stefania Blandeburgo, Maria Teresa Coraci e Giusy Frallonardo. Degni di nota gli interventi alla chitarra classica in apertura e chiusura di spettacolo ad opera di Giana Guaiana. Consulenza artistica : Rocco Pollina ed Enrico Stassi. Aiuto regia : Enrico Romita. Produzione : Aleph Theatre. Patrocinio : ANM Trapani.
Italo Interesse
Pubblicato il 29 Agosto 2017