Cultura e Spettacoli

Il padre dell’efebo chiamò il fotografo…

Da una ventina d’anni il mondo della fotografia erotica italiana ha perso uno dei suoi maestri. Tony Patrioli, che oggi ha più di settant’anni, ha chiuso con l’arte della camera oscura dal 1994. A mortificargli il piacere del nudo maschile è stato un insieme di cose : la sparizione dal mercato della foto ‘softcore’ (l’erotismo fotografico privo di volgarità), l’imporsi del modello estetico gay di importazione statunitense, l’affermarsi della dimensione industriale della foto a scapito della tradizione artigianale e – soprattutto – la scomparsa di un quadro culturale. Per trent’anni, armato della sua fida Olympus, rischiando anche qualcosa, Patrioli  ha fotografato (ovviamente nuda) un’Italia che oggi non c’è più : L’Italia maschile e dichiaratamente eterosessuale degli anni del boom economico, ma sotto la cui buccia – questa ostentata e innocente virilità da ambiente rurale, sub urbano e sottoproletario – strisciavano, inattese, potenti tendenze omosessuali… I giovani delle sue foto, per lo più meridionali, tendenzialmente bruni, sui diciott’anni, un po’ ruspanti e al contempo ‘gattini’, erano visibilmente divertiti dal gioco narcisistico proposto dal fotografo e ansiosi di esibire un’appetibilità sessuale alla quale per la mentalità dell’epoca non avevano diritto. Inutile dire che Pier Paolo Pasolini fu grande estimatore di Patrioli. Il grande, appassionato  lavoro di questo fotografo, pubblicato su riviste di tutto il mondo, è oggi raccolto in 14 volumi. Sono forse centomila  gli scatti a firma di Tony Patrioli, scatti raccolti come en passant. Lui i giovani li fermava per strada. Non aveva paura di chiedere se erano disposti a posare nudi. Difficilmente raccoglieva rifiuti. Patrioli ha scattato bianco/neri di una bellezza sublime e irripetibile perché i ‘suoi’ giovani, come lo spirito di quella fotografia e di quell’Italia si sono estinti. Ruvida e diversificata in origine, la bellezza maschile italiana si è appiattita, si è inutilmente ingentilita omologandosi su standard globali. Come ha giustamente detto qualcuno, Patrioli non ha mai fotografato carne, bensì ragazzi, ecco il suo segreto. Una vita consumata con un occhio chiuso e l’altro aperto sull’otturatore. Una vita di incontri, alcuni dei quali anche ameni e che Stefano Bolognini raccolse in un’intervista del 2003. Una volta Patrioli chiese a due ragazzi siciliani di abbracciarsi, quelli lo ascoltarono e poi cominciarono a baciarsi ; non c’era verso di farli smettere… Un’altra volta in Puglia ritrasse un efebo biondo di diciotto anni. Il giorno dopo fu chiamato dal padre del ragazzo. Il temerario fotografo temeva i soliti guai, invece l’uomo voleva essere a sua volta fotografato. E non stava chiedendo un ritratto da foto tessera…

Italo Interesse


Pubblicato il 22 Novembre 2014

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