Il Pagliarone di contrada Bagnoli
Quale comodità raggiungere la meta tanto a lungo sognata (diciamo, Castel del Monte) a bordo di un bus con aria condizionata e servizi igienici ed essere introdotti da una guida preparata quanto premurosa ai misteri del più famoso maniero federiciano. E ancora quale comodità, più tardi, in un ristorante tipico, sempre individuato dalla stessa efficientissima agenzia turistica (quale cucina…), godersi le duecento foto scattate. Peccato che poi a sera, una volta nel letto (comodissimo, un albergo coi fiocchi), alla stanchezza delle visite si accompagni un sottilissimo fondo di delusione. Hai visto la grande attrazione, quella che da una vita sognavi di vedere, cosa ti manca?… domanda una voce interiore. E tu non sai rispondere, non sai dare un nome all’insofferenza verso questa programmazione implacabile che non lascia spazio alla sorpresa. Ecco, parliamo di sorprese. L’escursionista ha più speranze del turista accompagnato per mano di fuggire lo stereotipo del bello e scoprire l’autenticità di un luogo. A due passi da Castel Del Monte, giusto per restare in argomento, esiste la frazione rurale di Bagnoli. Chi abbia la fortuna di giungervi a piedi o in sella ad una mountain bike spostandosi fra trulli, jazzi, muri a secco, masserie e cisterne, dovrà arrestarsi dinanzi all’incanto dal cosiddetto Pagliarone (vedi immagine). Di questo originalissimo esempio di architettura agreste in pietra a secco si sono occupati molti studiosi, Antonio Sigismondi e Marco Miosi su tutti. E tutti convengono sul fatto che quello del Pagliarone è un caso architettonico senza precedenti. Inserito in un complesso rurale che comprende anche un’aia, un forno, un trullo e un edificio di servizio, il Pagliarone dovette svolgere la funzione a cui era destinato forse fino all’ultimo dopoguerra. La struttura, che si distingue per tecnica costruttiva, si presenta monumentale. Lungo 35 m. ed alto 8, il Pagliarone assomiglia alla carena di una nave rovesciata. La copertura – senza soluzione di continuità – è tutta in chiancarelle (le lastre in pietra calcarea tipica del territorio murgiano e utilizzate per realizzare i coni dei trulli) ; una scaletta sale fino in cima alla costruzione. L’interno è suddiviso in tre ambienti a pianta quadrata, sovrastati da cupole e non intercomunicanti. Il pavimento è a chianche. La vivibilità degli spazi è testimoniata da nicchie, mensole, sedili in pietra, attaccapanni e appendi oggetti in legno infissi nelle pareti. Tutto ciò fa pensare ad una struttura multifunzionale posta al servizio di una vasta proprietà terriera, nel cui interesse fungeva da magazzino e da ricovero per uomini, bestie e attrezzature.
Italo Interesse
Pubblicato il 9 Agosto 2019