Cronaca

Il paradosso: i redditi più bassi sopportano una tassazione più elevata

 I dati restituiti dall’analisi georeferenziata delle entrate tributarie IMU 2016, resa disponibile dal dipartimento delle Finanze del Mef (fonte sole 24ore) includono Bari tra le città con più elevata pressione tributaria in Italia.Il consigliere comunale Giuseppe Carrieri fa rilevare che il gettito medio IMU (imposta che grava sulle seconde case, gli uffici, i negozi, i magazzini e i box auto non pertinenziali) che incide sui cittadini baresi è pari in media a 1.480,00 euro. Un importo notevolmente più elevato rispetto a quello sopportato dai residenti in altre città del Sud e delle isole: Palermo (816 euro), Catania (1.040 euro), Cagliari (1.125 euro).Tale importo è addirittura superiore a quello pagato in alcune città molto più ricche di Bari;  città come  Venezia che fa pagare mediamente 1.213 euro di IMU ai propri cittadini e come Verona 1.234 euro, nelle quali i servizi pubblici restituiti ai cittadini, a fronte delle imposte pagate,  sono nettamente migliori e più efficienti. Tutto questo a conferma del fatto che in tali capoluoghi l’incidenza tributaria sul tenore di vita dei cittadini è nettamente inferiore.Il paradosso di tale situazione è evidenziabile nel fatto che a Bari cittadini che percepiscono redditi più bassi di quelli del nord Italia si ritrovino a pagare di più pur ricevendo in cambio servizi comunali più scarsi.Carrieri a tal proposito vuole sottolineare che: “Come ha sempre sostenuto in apposita sede istituzionale, la scelta del Sindaco e dell’Amministrazione di applicare ai baresi l’aliquota massima IMU (1,06%), drena risorse finanziarie da record all’economia cittadina (nel 2016 l’analisi riporta importi imu per 108 milioni di euro pagata da circa 73.000 immobili) e deprime terribilmente i consumi interni,  concorrendo ad aggravare una crisi economica che invero  andrebbe affrontata con tutt’altre politiche fiscali comunali”.Propone una “ricetta magica” per risollevare le sorti della città, ricetta presentata nel consiglio comunale, con appositi emendamenti, ogni volta in cui si è discusso il relativo bilancio: “un drastico taglio delle imposte locali (IMU, TARI, etc.),  accompagnato dalla drastica riduzione dell’enorme spesa comunale (ogni anno a Bari spendiamo circa 330 milioni di euro per far “girare” la Città) e in particolare delle spese che ogni anno registrano le società municipalizzate”.  “Una ricetta ben diversa da quella adottata da chi, da oltre 13 anni amministra la Città, portandola ai record tributari che oggi anche il MEF certifica” – conclude Carrieri.

 

 

Marina Basile

 


Pubblicato il 25 Maggio 2017

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