Il Pd insiste per il ritiro di Laforgia, ma nella base dem aumentano le simpatie per la sua candidatura
Dopo alcuni tentativi a vuoto di sfaldare il fronte politico a sostegno del fondatore de "La Giusta causa", la situazione interna al campo largo barese si complica
Tutte le scadenze finora annunciate per rendere nota la scelta dei rispettivi candidati a sindaco, sia da parte del centrodestra che del centrosinistra, a Bari non sono state rispettate. Infatti un anno fa, subito dopo l’eclatante vittoria anche nel capoluogo pugliese della coalizione attualmente al governo del nostro Paese, il centrodestra barese annunciò che prima dell’estate dell’anno in corso avrebbe reso noto il nome del candidato sindaco della coalizione che a settembre del 2022 ha portato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, alla guida di Palazzo Chigi e che alle amministrative baresi del 2024 potrebbe ritornare a prendersi, dopo vent’anni di maggioranza di centrosinistra, anche la poltrona più alta di Palazzo di città. Poi avevano assicurato agli elettori baresi che il nome sarebbe stato reso noto in occasione dell’inaugurazione dell’edizione 2023 della Fiera del Levante. Ma anche a tale scadenza c’è stato un nulla di fatto ed un ulteriore rinvio. E, di rinvio in rinvio, siamo ormai giunti a dicembre ed il nome del candidato sindaco di centrodestra per le amministrative del prossimo anno a Bari non c’è ancora. Infatti, dall’inizio dell’estate ad oggi sono trascorsi quasi sei mesi, però il nome del candidato sindaco del centrodestra barese non è tuttora noto e, forse, non è stato ancora neppure individuato. Sul fronte opposto, invece, l’operazione di scelta del nome da candidare a sindaco di Bari per il dopo Decaro sembrava meno problematica, sia perché i pretendenti a tale candidatura (Michele Laforgia, Marco Lacarra, Pietro Petruzzelli e Paola Romano) erano ormai noti da tempo, sia perché nel centrosinistra la prassi delle primarie, come metodo di scelta per tenere unita la coalizione e superare ogni rivalità interna, sembrava essere ormai consolidata. Infatti, soprattutto tra i Dem locali, si dava quasi per scontato che il nome del possibile successore di Antonio Decaro alla fine avrebbe dovuto essere scelto con le primarie. Invece no. Infatti, anche nel “campo largo” barese dei progressisti i problemi per la scelta del nome da mettere a capo della coalizione alle comunali del 2024 non mancano. Difatti la sorpresa è venuta, prima ancora che dall’indisponibilità di Michele Laforgia alle primarie, dal M5S che per primo ha dichiarato di non voler partecipare ad una scelta del candidato sindaco attraverso le primarie, minacciando di staccarsi dalla coalizione e di partecipare in maniera autonoma alle amministrative baresi del 2024 qualora la scelta del nome non avvenisse per vie politico-programmatiche e, quindi, attraverso una concertazione a tavolino e non con la conta ai gazebo. Sul punto i Dem baresi, dopo un timido “braccio di ferro” con il partito pugliese di Giuseppe Conte per le primarie, alla fine si sono visti costretti ad accettare per evitare che i pentastellati convergessero rapidamente a sostegno di Laforgia, che sul “no” alle primarie è in perfetta sintonia con il M5S. A questo punto, però, è emersa la vera ragione per la quale il Pd contava di imporre il metodo delle primarie per la scelta del nome da candidare a sindaco di Bari. Ossia, mettere fuorigioco ogni altro nome che, per quanto autorevole, non fosse espressione del Pd e, in particolare Laforgia, che tra gli aspiranti sindaco in campo dell’area progressista è – come è noto – l’unico non iscritto ai dem. Infatti, la contromossa del Pd barese all’indisponibilità di Laforgia e del M5S a scegliere con le primarie il nome dell’aspirante sindaco di coalizione è stata quella di ritirare dal tavolo i tre nomi di partito (Lacarra, Petruzzelli e Romano) con la speranza che anche il gruppo di forze che sostiene Laforgia facesse altrettanto, per ripartite nelle trattative con nomi completamente differenti. Insomma, nel mirino del Pd barese (o, quanto meno, di una parte di esso!) ci sarebbe la candidatura di Laforgia da mettere da parte. Il motivo? Finora non è stato chiarito, se non con la banale affermazione che Laforgia è divisivo. “Divisivo rispetto a chi e su che cosa?” – si chiedono in molti tra l’elettorato barese di centrosinistra, in particolare tra quelli del Pd stesso. Anche dopo il recente vertice del Pd Puglia di ieri pomeriggio (ndr – per chi legge sabato) la posizione dei Dem non è cambiata nei confronti di Laforgia, tanto che il segretario pugliese dem, Domenico De Santis, continua ad affermare che “Il Partito democratico nella sua interezza ha confermato di voler continuare a lavorare sulla linea decisa dall’assemblea cittadina. Il nostro partito ha sacrificato il metodo delle primarie e ha messo in stand by unitariamente le proprie autorevoli candidature al fine di consentire alla coalizione un lavoro più sereno mettendo al centro l’unità della coalizione”. Quindi, la richiesta reiterata del Pd è che venga azzerata anche la candidatura dell’avvocato Laforgia, sostenuta – come è noto – dalle forze politiche ed associazioni civiche riunitesi da luglio scorso nella ‘Convenzione per Bari 2024’, al fine di individuare unitariamente un candidato “esterno” ad entrambi i fronti contrapposti. Infatti, ha inoltre precisato De Santis, “nei prossimi giorni continueranno le interlocuzioni volte a ricercare assieme una soluzione che tenga insieme tutta la coalizione superando le legittime aspirazioni di tutti i candidati e facendo prevalere le ragioni dello stare insieme”, perché “al Pd interessa continuare a governare la città di Bari dopo straordinari anni di buon governo e di modernizzazione della città”. Parlo, queste, che lasciano sospettare che, dopo giorni di silenzio dei Dem baresi ed alcuni tentativi (verosimilmente non rimasti segreti!) di sfaldare il gruppo che sostiene Laforgia e quindi isolarlo politicamente, che la situazione per la scelta del candidato sindaco all’interno del centrosinistra barese sia tutt’altro che in dirittura d’arrivo. Anzi, è possibile che, a seguito dei tentativi a vuoto di spaccatura del fronte di Laforgia da parte di qualche esponente dem pugliese, la situazione possa essersi complicata ancora di più all’interno del campo largo dei progressisti, rafforzando così ancor di più la determinazione dello stesso Laforgia a non mollare. Infatti, il “non volere Laforgia” a tutti i costi da parte di taluni vertici pugliesi Pd, senza alcuna ragione plausibile e credibile, sta creando crepe soprattutto tra gli elettori baresi del Pd che invece quale potrebbe essere il nome altrettanto competente ed autorevole, come Laforgia, che il loro partito è pronto ad offrire agli alleati, per mettere in disparte la proposta di candidatura finora saldamente tenuta in campo dal gruppo di “Convenzione per Bari 2024”. Ma molti elettori baresi di centrosinistra vorrebbero soprattutto, da coloro che “pretendono” il ritiro della candidatura di Laforgia, quale è il vero motivo per cui non si debba procedere ad una valutazione comparativa politica di Laforgia con altri nomi di aspiranti sindaci di centrosinistra. Un “mistero”, questo, che verosimilmente galvanizza e legittima Laforgia a restare in campo, ma che sicuramente lo rafforza nel gradimento anche agli occhi di tanti comuni elettori baresi non di centrosinistra. E ciò, politicamente, non è cosa da poco!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 2 Dicembre 2023