Cultura e Spettacoli

Il piacere proibito e il dolore

In estate sarà possibile ammirare nel castello di Mesagne alcune tele del Caravaggio

Dal 16 luglio all’8 dicembre una trentina di quadri di Michelangelo Merisi da Caravaggio saranno in esposizione negli ambienti del castello di Mesagne. Tra le opere esposte è stata annunciata la presenza del celebre ‘Fanciullo morso dal ramarro’. Di quest’opera esistono due versioni. La prima versione, realizzata tra il 1595 ed il 1596 su tela (cm. 65,8 x 52,3) e conservata presso la Fondazione Longhi a Firenze, è sicuramente di Caravaggio ; vedi immagine. La seconda, realizzata ancora su tela (cm. 66,0 x 49,5) tra il 1595 e il 1600, comunque successiva alla precedente e conservata presso la National Gallery di Londra, è forse opera in gran parte di un allievo di Caravaggio. L’opera – riconducibile al periodo in cui il pittore bergamasco sviluppò il suo interesse per la rappresentazione dei moti dell’animo, i cosiddetti ‘affetti’ –  raffigura un ragazzo morso da un ramarro che sbuca dai fiori e dai frutti in cui era nascosto. Tenendosi lontana da letture ardite e improbabili, la critica si manifesta concorde sul più ragionevole significato allegorico della pittura: Nel piacere proibito si nasconde il dolore… L’idea del proibito non è qui casualmente rappresentata da un giovinetto dalla vistosa, infiorata parrucca, le labbra ripassate, le guance colorite, la spalla sensualmente scoperta e l’espressione effeminata. Nel modello non è difficile scorgere il prototipo di uno dei tanti travestiti che durante il Rinascimento si esibivano nelle rappresentazioni musico/teatrali che animavano i sapidi festini del patriziato romano (come per esempio l’entourage del cardinale Francesco Maria del Monte, alloggiato presso Palazzo Madama e che Caravaggio frequentò). Tra le fonti d’ispirazione più accreditate sono lo schizzo ‘Fanciullo morso da un gambero’ o ‘Asdrubale morso da un gambero’ eseguito da Sofonisba Anguissola e ‘Apollo sauroctono’, scultura bronzea convenzionalmente attribuita a Prassitele e conservata al Louvre in cui è raffigurato un efebo che con morbido abbandono si appoggia a un tronco d’albero lungo il quale si arrampica un ramarro, che egli si appresta a trafiggere con uno stilo. Anche qui Merisi si rivela maestro nel gioco di luce : il raggio di sole – questa volta largo e vago anziché nitido e circoscritto come ne ‘La vocazione di San Matteo’ – sembra trapassare prima il giovane, poi la boccia colma d’acqua, che illumina senza produrre deflessione (gli steli recisi dei fiori si presentano ritti). L’espressione del giovinetto, volutamente enfatica esprime più sorpresa che orrore. La ‘versione Longhi’ è più ‘dura’ rispetto a quella londinese, si nota infatti una maggiore tensione nella mano morsa e una più evidente smorfia di dolore nel volto.

Italo Interesse


Pubblicato il 11 Maggio 2023

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