Cultura e Spettacoli

Il pistrice nei mari di casa nostra?

Nella Basilica di Santa Maria Assunta ad Aquileia si conserva un breve ciclo di mosaici dedicati al ciclo di Giona. Tale ciclo ritrae Giona con le braccia alzate in atto di preghiera, poi ingoiato dal “gran pesce”, quindi dallo stesso sputato a riva e infine mentre riposa sotto un pergolato di viticci di zucca. Soffermiamoci sul secondo mosaico, quello in cui un animale mitologico ingoia il profeta reticente (Dio aveva comandato a Giona di recarsi a Ninive a predicare e invece Giona si era imbarcato a Tarso per fuggire altrove ). L’Antico Testamento in proposito è piuttosto vago. Che vuol dire “gran pesce”? A inghiottire Giona fu una balena, un capodoglio o uno squalo gigante? Premesso che la Storia cita i casi, rarissimi, di marinai inghiottiti da enormi creature del mare e degli stessi rigurgitati vivi, nel mosaico di Aquileia Giona sembra riprodotto un pistrice, un leggendario mostro marino dalla coda di serpente, spesso rappresentato nelle raffigurazioni dei cortei di Nettuno e di altre divinità abissali. L’unico pesce che possa somigliargli è il Regalecus Glesne, che popola gli abissi di tutti i mari, Mediterraneo incluso. Il Regalecus, che abitualmente vive tra i 300 e i 1000 metri di profondità, ma non è infrequente individuarlo in superficie e vicino alle coste, può raggiungere anche gli undici metri  e di conseguenza pesare quintali. Nel febbraio 2010, nel Golfo del Messico, a circa 1500 metri di profondità un batiscafo ha avvistato un esemplare la cui lunghezza è stata approssimativamente stimata in oltre 17 metri… L’eccezionalità di queste dimensioni è probabilmente all’origine delle leggende che si raccontano sui mostri marini. Leggende che non escludono i mari di casa nostra. Sono tanti i pescatori e i praticanti della navigazione di diporto che giurano d’aver scorto nello Jonio salentino e nel basso Adriatico pesci da brivido. Avvistamenti tutti da ridimensionare. Si sa come funziona la memoria : quando in preda alla sorpresa, soprattutto se agitata dal terrore, essa tende a ingigantire, a enfatizzare. Allora uno squalo di una specie innocua o una megattera di piccole dimensioni (specie affatto inusuali nei nostri mari), individuati al crepuscolo, contro sole o in altre sfavorevoli condizioni di luce, divengono creature da incubo. E si torna a parlare di pesci antidiluviani inspiegabilmente approdati all’era globale, di ‘mutanti’ prodotti dai rifiuti tossici scaricati nei nostri mari. E se la fantasia si mette a galoppare arriviamo ai pesci-droni sguinzagliati dai soliti sottomarini-spia o addirittura a forme di vita di origine extraterrestre.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Ottobre 2017

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