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Il pm chiede di condannare Emiliano, Stefanazzi e gli imprenditori Ladisa e Mescia

La difesa del Governatore: "Non era lui ad occuparsi di questioni amministrative legate alla sua comunicazione elettorale"

Una condanna a un anno di reclusione e a 90mila Euro di multa è la richiesta della Pubblica accusa per il governatore della Puglia, Michele Emiliano, sotto processo al Tribunale di Torino per finanziamento illecito. Il pm Giovanni Caspani ha proposto la stessa pena per il suo ex capo di gabinetto, ora parlamentare del Pd, Claudio Stefanazzi, e otto mesi di carcere per gli imprenditori pugliesi Vito Ladisa e Giacomo Mescia che, secondo l’accusa, avrebbero finanziato in maniera irregolare le Primarie di Emiliano per la scalata alla segreteria nazionale del Pd. Al vaglio del dei giudici del Tribunale di Torino sono le somme versate dei due menzionati imprenditori alla Eggers di Pietro Dotti, titolare della società piemontese di comunicazione che nel 2017 si era occupata della campagna elettorale di Emiliano per la corsa ad occupare la poltrona più alta degli uffici romani di Largo del Nazzareno. Secondo l’accusa si trattò di un finanziamento occulto. “Mi sono candidato molte volte – ha detto Emiliano nelle dichiarazioni spontanee ai giudici di Torino – e ho sempre seguito una regola”, ossia che “a occuparsi della raccolta dei finanziamenti doveva essere l’associazione Piazze d’Italia, che era molto attenta a scegliere gli interlocutori”. “Per questo – ha spiegato il Presidente della Regione Puglia – non ho mai incontrato nessuno e negoziato alcunché”, precisando inoltre che “c’era anche un limite nell’ammontare del finanziamento, una specie di codice etico sovrapposto alle previsioni della legge” e “la separazione fra l’indirizzo politico della campagna e i profili amministrativi fu netta anche in occasione delle primarie”. Emiliano ha poi ricordato che era scontento del lavoro svolto da Dotti “perché, senza dirci nulla, aveva riciclato lo stesso formato campagna elettorale della Serracchiani” in Friuli Venezia Giulia. Quando l’imprenditore cominciò a sollecitare il pagamento della prestazione, arrivando a chiedere un decreto ingiuntivo, Emiliano discusse la situazione con i collaboratori, perciò ha anche chiarito: “Per me era importante non passare per uno che non paga, tanto più che la questione era finita sui giornali. Con Dotti non parlai: non avevo tempo e non volevo dirgli cosa ne pensavo. Ero talmente seccato che dissi ai collaboratori di sistemare la cosa: ‘se avete i soldi pagate, sennò ve li do io’. Loro risposero ‘non preoccuparti, ce ne occupiamo noi’. Non sentii più parlare della questione fino a quando ricevetti un messaggio da Dotti: ‘Sistemato tutto’. Risposi solo ‘va bene’, sempre senza aggiungere quel che ne pensavo”. “Il mio timore – ha aggiunto Emiliano – è che di fronte a certi passaggi non chiari neppure a me possano sorgere dei dubbi. Ma sono eventi non ascrivibili a una mia responsabilità”. “Mi spiace – ha concluso il governatore pugliese rivolgendosi ai giudici – avere impegnato tanti anni il sistema giudiziario, i magistrati di Bari e di Torino. L’unica consolazione che posso offrirvi è che ho sofferto quanto voi”. A difesa del presidente Emiliano

è intervenuto l’avvocato barese Gaetano Sassanelli che, al processo in cui il governatore pugliese è chiamato a rispondere di presunto finanziamento illecito della campagna elettorale per la segreteria nazionale del Pd, ha affermato: “Emiliano non ha mai seguito le questioni” legate al pagamento dell’imprenditore Pietro Dotti. Fatto, questo, che per Sassanelli “emerge da dati oggettivi. A cominciare dalle dichiarazioni dello stesso Dotti. Ma soprattutto dalle chat”. “Nessuno più di me – ha anche osservato Sassanelli – sa quanto il Presidente ha sofferto in questi anni”, ricordando che “l’inchiesta nasce da un esposto anonimo, e già questo dovrebbe metterci in guardia sulla possibile strumentalità dell’iniziativa. Perché – a suo avviso – è abbastanza chiaro che Emiliano, nel corso di una vita dedicata alla difesa della legalità, ha dato fastidio a molti. Questo, da uomo libero, lo voglio dire”. “All’inizio – ha aggiunto il difensore di Emiliano – si parlava di gravi ipotesi di induzione indebita e violazioni fiscali. Con informazioni comparse sui giornali e atti compiuti in favore di telecamere. Siamo finiti in Cassazione perché qualcuno non voleva mollare il processo come invece avrebbe dovuto fare. E non credo sia un caso che quando ci si è allontanati da Bari la vicenda si sia ridimensionata. Ora, anzi, direi che si è addirittura appiattita”. Fiducia nella Giustizia e vicinanza al Presidente della Puglia sono state espresse dai consiglieri del Gruppo “Con” alla Regione (Giuseppe Tupputi, Stefano Lacatena, Alessandro Delli Noci, Gianfranco Lopane e Alessandro Leoci) che con una nota hanno dichiarato: “Siamo convinti dell’assoluta estraneità del presidente Emiliano dai fatti contestati nel processo di Torino e siamo altrettanto certi che la sentenza restituirà un quadro di chiarezza e verità. Siamo vicini ad Emiliano perché ogni processo è un tunnel di amarezza, quando non si hanno responsabilità, e ci auguriamo che possa arrivare al più presto la meritata serenità per lui, per i suoi cari e per tutta la Puglia”. Anche il neo-segretario regionale del Pd pugliese, Domenico De Santis e il capogruppo dem in Consiglio regionale, Filippo Caracciolo, riferendosi al processo di Torino in cui è imputato il governatore Emiliano, hanno dichiarato fiducia e vicinanza al Presidente affermando: “Siamo certi che il presidente Emiliano saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati dalla Procura di Torino riguardanti le primarie Pd 2017. Abbiamo massima fiducia nella giustizia e, in attesa che faccia il suo corso restituendo la verità dei fatti, siamo vicini al Presidente consapevoli delle difficoltà e delle sofferenze che comporta il dover affrontare un giudizio sapendo di non avere alcuna responsabilità”. Per la cronaca riferiamo anche che il processo di Torino, che vede il governatore pugliese, due imprenditori della nostra regione e l’ex capo di Gabinetto della Presidenza regionale impegnati a difendersi dall’accusa di un presunto illecito elettorale, è alle sue battute finali ed è possibile che possa concludersi entro l’anno. Nel frattempo, però, la politica pugliese resterà verosimilmente ancora col fiato sospeso, in attesa che la Giustizia faccia comunque il suo corso.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 1 Aprile 2023

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