Il Principe non pescò un bel nulla
La Storia, come sa essere bugiarda. Scritta sempre da cronisti al soldo dei vincitori, viene dai primi modellata sulla taglia dei secondi. In passato questo lavoro di ‘sartoria’ aveva un carattere più sfacciato. Si prenda il caso di ‘La geste de Robert Guiscard’, un poema in esametri in cinque libri scritto da Guglielmo di Puglia, un erudito dell’XI secolo, che narra la storia dell’arrivo dei Normanni nel Mezzogiorno d’Italia e si ferma al 1085, anno della morte di Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo. L’opera, scritta fra il 1088 e il 1099, si presenta chiara, ma risulta anche lenta e astratta, incline a specchiarsi in sé stessa. Sono i limiti di una formula letteraria, quella del poema, adottata da chi con l’arte non aveva dimestichezza. Un problema che non sfiora nemmeno Guglielmo di Puglia, tutto preso dall’incarico di celebrare la gloria dell’Altavilla e dei Normanni in un delicatissimo momento politico (l’alleanza fra Normanni e Papato in vista della prima crociata). ‘La geste de Robert Guiscard’ va anche oltre questo fine, nel senso che avvicina la figura del principe d’oltralpe a quella dell’uomo mandato dalla Provvidenza. Per cui l’opera oltre a glorificare le virtù militari e politiche del Guiscardo ne esalta persino le cose più marginali. E’ il caso della cattura di un pesce di straordinaria grandezza e di forma mostruosa (“piscem…/ … horrendo corpore magnum”, vv. 167-168) che avrebbe sfamato il Guiscardo o i suoi uomini. Di quale creatura marina poteva trattarsi? Forse il Normanno mise la mani su un capodoglio o una balena. Ma un cetaceo di quelle dimensioni non si pesca con la stessa facilità di un’orata o una spigola. Servono competenze specifiche, che da noi non erano di casa, diversamente le fonti avrebbero tramandato insegnamenti circa la caccia alla balena o al capodoglio nel Mediterraneo, quando invece relativamente allo stesso mare si limitano a citare casi di spiaggiamento. Ci pare perciò da escludere il caso di pesci enormi e mostruosi incappati in una rete o nelle lusinghe di un’esca. Semmai, mentre navigavano costeggiando lungo qualche litorale sabbioso dell’Italia meridionale o mentre lungo la stessa spiaggia procedevano a piedi, l’Altavilla e compagni scorsero uno di questi giganti del mare miseramente abbandonato sul bagnasciuga. Interrotto il viaggio, vi si avvicinarono in un misto di curiosità e timore. Poi, realizzato che il pericolo non sussisteva e superata l’iniziale repulsione, avrebbero provato ad assaggiarne la carne… Nella penna di un cronista interessato anche le ragioni di una monumentale grigliata all’aperto possono evolvere in una (falsa) impresa di pesca.
Italo Interesse
Pubblicato il 10 Gennaio 2018