Il purgante d’Argante
Per una singolare coincidenza tra il 4 e il 13 di questo mese distinti allestimenti de ‘Il malato immaginario’ hanno occupato il cartellone di due dei maggiori teatri cittadini, il Piccinni e il Kismet. Nel più antico teatro cittadino è andato in scena un adattamento a firma di Guglielmo Ferro, con Emilio Solfrizzi protagonista. Nell’opificio di strada San Giorgio, invece, riscrittura e regia recavano la firma di Teresa Ludovico, con Augusto Masiello nei panni di Argante. Due riduzioni accomunate da un solo elemento scenografico : Al Piccinni un’imponente scaffalatura ingombra di vasi da farmacia, al Kismet uno ziggurat ricavato accostando praticabili in cima a cui troneggia la poltrona del sedicente malato. Ben differente il colore dell’azione che si sviluppa intorno a questi elementi : la direzione di Ferro avvolge la piccola cattedrale farmaceutica di Argante – ai piedi della quale si svolge l’azione – con una parete fatta di strisce verticali attraverso cui avvengono ingressi e uscite ; al contrario, la Ludovico fa dei ‘sotterranei’ del suo ziggurat – che resta avvolto dal nulla – il luogo di partenza e arrivo degli interpreti, lo spazio scenico riducendosi ai soli gradoni del piccolo tempio. A differenziare ulteriormente le due messinscene è la centralità della figura del malato : Se l’Argante/Solfrizzi domina la scena senza avere antagonisti come avviene nel testo di Molière, l’Argante/Masiello deve vedersela con Pulcinella (Marco Manchisi), personaggio che nel testo originale compare solo nel primo intermezzo musico-coreutico e che qui si sostituisce alla serva Antonietta sino ad assurgere a scomodo alter ego del grande ipocondriaco. Due spettacoli tanto apprezzabili quanto rispettivamente lontani, anche nel prendere le distanze – per sottrazione – dal modello d’origine (ma dove più versioni de ‘Il malato immaginario’ fedeli all’originale ?). Il lavoro di Ferro, pur a suo modo asciutto, ‘rassicura’ e assicura sorrisi e oneste riflessioni. La Ludovico rischia di più : il suo Argante, sottilmente gelido e tronfio, inquieta, cattura, sollecita interrogativi scomodi : Molière ce l’aveva solo con i medici del suo tempo, fanfaroni e manipolatori insostenibili, va bene, ma questa libidine di pensarsi in vetta a tutto e tutti anche con l’alibi della salute mal ferma è stortura del pensiero che non conosce tempo. Prendi oggi : forse che non possiamo dirci tutti malati immaginari, assillati come siamo dall’idea (sollecitata dall’industria farmaceutica) di prevenire patologie e tenere a distanza ogni segno di vecchiaia ? Volessimo prevenire con la stessa applicazione i guasti dello spirito, non staremmo a parlare di crisi umanitaria in Ucraina, giusto per fare l’esempio più vicino.
Italo Interesse
Pubblicato il 16 Marzo 2022