Cultura e Spettacoli

Il ragno, la forza inesorabile

Può succedere che per effetto di un’operazione al cervello ci si risvegli con l’inquietante sensazione di possedere quattro gambe… Prendendo spunto da un raro caso neurologico, Alberto Severi, autore fiorentino classe ’60, tesse intorno ad Arianna, unica protagonista di ‘Aracne’, una contorta e drammatica storia d’amore estranea a tarantole e vedove nere e che nulla ha a che vedere col mito dell’abile tessitrice che la gelosia di Atena tramutò in ragno.’Aracne’ è il monologo di una neurologa schizofrenica che nel corso di un dialogo con sé stessa ripercorre a ritroso le tappe del proprio percorso di crescita sessuale via via allontanandosi dal tema iniziale, quello di un’immaginaria paziente convinta di avere attaccate alle anche altre due gambe. Poco a poco la verve di confidenze relative all’età adulta cede il passo all’inquietudine di memorie intime che affondano oltre la pubertà. In un crescendo plumbeo si scivola nel dramma. La confessione finale, che di nuovo tira in mezzo il mito nelle figure di Edipo ed Elettra, chiude il cerchio ricongiungendo medico e paziente. Un testo apprezzabile per il sapiente sviluppo, questo impercettibile e coerente innestarsi di una storia scabrosa sul tronco di altra, surreale vicenda. Innesto coerente nel senso che l’incipit greve (il richiamo alla mostruosità del ragno) cela in embrione la devastazione d’imbarazzanti memorie infantili. Venerdì scorso il lavoro di Severi è stato in cartellone al teatro Osservatorio. Interpretato e diretto da Lidia Pentassuglia (con la collaborazione di Roberto Petruzzelli) ‘Aracne’ ha raccolto consensi. Interprete sensibile e abbastanza versatile, Lidia Pentassuglia è apparsa a suo agio all’interno di un ben disegnato spazio scenico. Bene la colonna sonora che svaria fra Cure e Beethoven. Efficace anche il costume di scena : Sotto il candore del camice, spicca il nero di indumenti aderentissimi che fasciano un corpo minuto, snello e proporzionato. Questa ‘cifra’ buia risveglia il tutt’altro che rilassante pensiero – comunque estraneo all’avvenenza dell’interprete – di un invincibile mostro in miniatura, metafora della forza pervasiva del senso di colpa e di altre storture della mente. A quale espressione del mondo animale si avvicina meglio il Male? Forse proprio ad un aracnide. L’orrore pur devastante di roditori e chirotteri non eguaglia il carattere inesorabile che il ragno esprime nella stupefacente tessitura della trappola, nella pazienza dell’attesa e nella capacità di fare preda. Il tutto, particolare di non poco momento, indipendentemente dall’aspetto ributtante assegnato da una Natura iniqua ad una bestia tutto sommato innocente.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Aprile 2016

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