Cultura e Spettacoli

Il rapporto travagliato tra l’Arte e la figura femminile

Le donne e l’arte, un connubio imperfetto, un rapporto travagliato sviluppatosi silenziosamente, ma incessantemente nella storia; un rapporto nel quale il ruolo della donna, evolvendosi nel tempo è diventato sempre più rilevante anche grazie e soprattutto al mutamento dell’Arte stessa. Donne che “furono lasciate nell’ombra proprio da chi avrebbe dovuto valorizzarle: i loro padri.”

Dal desiderio di ripercorrere e celebrare questo tormentato ma affascinante rapporto, tre straordinarie artiste, Valeria Pinto, Valeria Nardulli e Claudia Incalza, hanno  “messo in scena” uno spettacolo singolare  e originale che diviene nel contempo un omaggio a tutte le donne che si sono occupate e si occupano di arte e in particolare di pittura.

Uno spettacolo innovativo, interessante e singolare in cui “l’Arte diventa Donna” che ha debuttato a Bari, c/o il Teatro Forma.

Tre monologhi recitati da Valeria Pinto, alternati con fantastici balletti e scenografie realizzate da un corpo di ballo, anch’esso tutto al femminile (Alessandra Bruno, Claudia Crafa, Emanuela Crafa, Valentina Di Rella, Danila Francis, Floriana Giorgio, Paola Nasca, Marta Santo, Monica Vadacca), che ha delineato e sottolineato i momenti topici della vita delle tre pittrici, esposti attraverso i monologhi.

In questa pièce teatrale “insolita” le arti rappresentate, pittura, danza e teatro, sono confluite in un’unica performance e hanno “dato vita” a tre artiste pittrici la cui esistenza è stata fondamentale per l’evoluzione dell’arte pittorica espressa da un punto di vista femminile, non sempre preso nella giusta considerazione dalla società degli ultimi secoli.

Sul palcoscenico si sono avvicendate Artemisia Gentileschi, Berthe Morisot e Tamara de Lempicka. Personalità diverse, complesse e intriganti, ma tutte animate dalla stessa passione, che hanno fatto rivivere i momenti topici della loro esistenza rivelando in un percorso ideale storico, la propria anima recondita, romantica, gioiosa e brillante, in un gioco di alternanze fra teatro e danza con il corpo di ballo che entra nelle loro vite, e nei loro capolavori dipinti.

Artemisia Gentileschi donna del 600, figlia di Orazio Gentileschi, influenzata dalla scuola di Caravaggio è stata la prima donna a riuscire ad entrare nell’Accademia del disegno. Ella è stata accolta dal re Francesco I in Francia e da grandi mecenati. Lavorando con la pittura, è stata la prima imprenditrice di se stessa,  nonostante lo stupro che ha contrassegnato la sua vita  in modo negativo. È un personaggio drammatico, però nel contempo molto forte.

Berthe Morisot, pittrice impressionista francese. È stata anche lei una pittrice molto importante che ha lasciato un segno nel periodo storico in cui è vissuta. È stata la cognata di Manet. Ha lavorato nell’ambito dell’impressionismo che in quel periodo storico si presentava in  “controcorrente”. Ha indagato sullo studio della luce, attraverso la quale il paesaggio cambiava forma ed espressione. Una donna romantica, quindi,  ma molto forte anche lei.

La terza è Tamara de Lempicka, russa vissuta negli anni 20, 30, restata in vita fino al 1980, che ha operato soprattutto nell’ambito del decò. È stata un personaggio differente dalle altre che ha saputo unire all’ambiguità, una sorta di imprenditoria al femminile. I suoi dipinti sono stati  molto apprezzati da una cerchia elitaria dell’High society del tempo. Ha operato a New York, a Parigi ove ha ottenuto un certo successo tra i nobili del tempo (anni 30), come quelli del cinema dei telefoni bianchi. Ha subito un certo cambiamento nel corso del tempo e dopo la guerra si è trasferita in America. È stata un personaggio molto interessante perché pieno di contraddizioni; una donna molto affascinante che ha avuto il pregio di essere una brava pittrice.

Sono tre donne che nella storia dell’arte hanno assunto una certa importanza e sono riuscite ad emanciparsi attraverso la pittura. Esse sono divenute l’emblema ante litteram della libera espressione femminile e della  possibilità concessa alle donne di potersi emancipare attraverso il linguaggio pittorico.

Al termine dello spettacolo sono state rivolte alcune domande alla neo-regista Valeria Pinto che ha debuttato nel ruolo.

Valeria può spiegarci come è nata l’idea di “mettere in scena” la vita di queste tre fantastiche donne?

“Abbiamo preso in esame queste tre pittrici per la loro personalità completamente differente e opposta una con l’altra, ma che sono riuscite ad emanciparsi e a mettersi in gioco attraverso la loro passione, la pittura. I tre monologhi da me recitati entrano in interazione con un corpo di ballo che riesce a rappresentare i momenti topici della vita delle tre donne. L’idea è venuta a me e a Valeria Nardulli, storica dell’arte con la quale collaboro da tempo; entrambe, partendo dall’esame di queste tre pittrici, abbiamo avuto il desiderio di rendere omaggio a tutte le donne che lavorano con l’arte; quelle donne che tendono ad affrontare con molto coraggio l’impegnativa strada dell’arte dimostrando che con passione e amore si superano tutti gli ostacoli.

Come è nato in te il desiderio di debuttare come regista?

“La mia attività  di scenografa dura da 35 anni. Da circa 20 faccio l’attrice. In questo particolare momento della mia vita ho voluto fare un piccolo salto di qualità nel mio lavoro e mettermi in gioco con questa regia alla quale tengo molto perché questo spettacolo è la fusione di tante arti: la pittura, la danza, il teatro, la scenografia, i costumi(da me disegnati, così come la scenografia). Sono coinvolte tantissime donne, tutte grandi professioniste e questo spettacolo è il frutto dell’amore e della passione che abbiamo messo in gioco per l’arte”.

Qual è lo scopo di questo spettacolo?

“Lo scopo dello spettacolo è divulgare anche attraverso la vita di queste pittrici un messaggio di forza e di coraggio alle giovani donne che vogliono lavorare nell’arte con ostinazione perché nella vita è importante inseguire i propri sogni”.

 

 

Marina Basile

 


Pubblicato il 16 Giugno 2017

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