Cultura e Spettacoli

Il re e il prete si misero d’accordo

Perché al gioco della tombola i numeri sono novanta? La ragione sta nel fatto che tale gioco deriva da altro gioco, quello Lotto. Per capire le cose bisogna tornare indietro di mezzo millennio. Intorno al 1500, a Genova, ogni sei mesi c’era la rotazione di cinque membri dei Serenissimi Collegi, da scegliersi fra 120 esponenti della nobiltà cittadina. La scelta era puntualmente ragione di contese e vendette. Quando venne nominato Ammiraglio della Repubblica, Andrea Doria impose il sorteggio. La formula si rivelò vincente. Ma era emerso un nuovo problema : Non si sapeva come gestire la passione del popolo per questa estrazione, su cui si scommetteva con modalità non differenti da quelle con cui nello Stato di Milano già da una cinquantina d’anni ma in assenza di controllo pubblico si praticava l’antenato del gioco del Lotto.

L’autorità cittadina pensò allora di cavarne un vantaggio economico (genovesi si nasce) mettendosi a raccogliere le poste degli scommettitori, tra i quali veniva distribuita metà del ricavato. Poi, per praticità (ed evitare ancora brogli) i bigliettini con i nomi posti nell’urna vennero sostituiti da altrettanti numeri. Infine, quando più in là i candidati si furono ridotti a novanta, il gioco assunse l’odierna fisionomia. La stessa disposizione che consentiva le puntate vietava però che si scommettesse sulla vita di papi, cardinali, imperatori e re, sui matrimoni, sulle elezioni dei magistrati, sull’esito delle guerre e persino sull’avvento della prossima pestilenza (evidentemente, in privato, accadeva di tutto, e poi ci lamentiamo di oggi). L’estensione del Lotto a tutta l’Italia, benché giustificata dai notevoli introiti per l’erario, fu  sempre ostacolata dai moralisti e soprattutto dalla Chiesa, tuttavia a fasi alterne. Per esempio, nello Stato Pontificio il gioco, introdotto sotto Alessandro VII, venne soppresso alla sua morte, ripristinato da Clemente XI, di nuovo abolito da Benedetto XIII, riammesso da Clemente XII e  infine definitivamente riconosciuto dal Pio VI nel 1785 con la clausola che con i proventi del gioco si finanziassero le opere pie. E’ in questo clima di contesa fra morale e ragion di Stato che, stando alla tradizione, sarebbe nato il gioco della tombola. Carlo di Borbone e il suo confessore, padre Gregorio Maria Rocco, discutevano della possibile abolizione del Lotto nel Regno di Napoli, cosa alla quale il monarca era contrario per scongiurare il fiorire del gioco clandestino. Trovarono un compromesso : soppressione del gioco del lotto dall’Immacolata all’Epifania. Allora i napoletani, industriosi come sempre, si organizzarono in una versione domestica del gioco del lotto. Era nata la tombola.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 29 Dicembre 2016

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