Cultura e Spettacoli

Il Re uscì “scuro in viso”

Ci si aspettava che il diffuso disincanto del terzo millennio dovesse liberarci dei maghi. E invece – incongruenze dell’uomo della strada – questo popolo di cartomanti, veggenti e guaritori è più vivo che mai. Il mago dell’era globale ha il suo profilo in Rete, lo si può consultare per telefono al costo di un euro al minuto, dispone di almeno tre cellulari, viaggia e a volte per centinaia di chilometri da uno studio all’altro… Nulla a che vedere, insomma, con quelle figure da popolino che in vestaglia e ciabatte ricevevano la clientela nella cucina di casa. Il mago casareccio non esiste più, scalzato da un indagatore dell’occulto con partita iva e il titolo roboante. Piuttosto che di questi sedicenti professionisti dell’era moderna, preferiamo occuparci di uno di quei pittoreschi personaggi di cui sopra e tante volte bonariamente ritratti nel cinema di cassetta in bianco e nero e nelle pagine della letteratura bozzettistica. Il nostro personaggio visse a Pascarosa, una contrada fra Ostuni e Cisternino. Nato a Ceglie Messapica alla fine dell’Ottocento e morto nel 1955, Giuseppe Argentiero era più noto come Seppe li Serre oppure Seppe ‘u Padreterno. Era un guaritore (sapeva anche predire il futuro, ma lo faceva di rado e senza piacere essendo dell’idea che certe cose i cristiani non le devono fare). Reduce dalla Grande Guerra, Seppe sosteneva di aver imparato molte cose lavorando in infermeria. Queste conoscenze, applicate alle altre che aveva acquisito da bambino sul potere delle erbe e delle radici che nascono spontaneamente nei campi, avevano fatto di lui un guaritore formidabile. Giuseppe Argentiero aveva il suo carattere : Non amava prendere soldi, piuttosto si contentava d’essere ripagato in natura dalla povera gente che ricorreva a lui (una forma di caciocavallo, un sacco di farina, un orcio di olio buono…). E poi non riceveva tutti, specie i gran signori, persino quelli che venivano da lontano. Aveva le sue antipatie. Per esempio i fascisti non gli andavano giù. Ma Palmarini, una personalità del luogo legatissima al regime, insisteva perché Argentiero non rifiutasse di aiutare i ‘camerati’. Forse minacciato, Seppe acconsentì, ma ad una condizione : che Palmarini intervenisse in alto perché Pascarosa, mal servita dalle strade e di fatto tagliata fuori dal mondo, avesse la Stazione. Palmarini lo accontentò (ancora oggi, intatta come in una cartolina di primo Novecento, a quella stazione sostano i treni della Sud-Est). Altri sostengono invece che quella fermata fu istituita per agevolare il flusso dei malati che accorrevano da Seppe… Infine una leggenda : Si dice che tra quelli che bussarono alla porta di Seppe ‘u Padreterno ci sia stato niente meno che Vittorio Emanuele III. Mentre all’indomani dell’8 settembre il Savoia era in fuga da Roma verso Brindisi, strada facendo volle consultare il nostro indovino, la cui fama evidentemente era giunta sino a Roma. Seppe lo ricevette. Cosa gli disse? Si sa solo, vociferano ancora, che il Savoia uscì da casa sua “scuro in viso”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Aprile 2016

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