Il rebus dei “5 Stelle” al Comune potrebbe non essere solo un incidente di percorso
A "San Pio" il sindaco Leccese ha rimproverato un cittadino che filmava il suo intervento, eccependo la mancanza di autorizzazione al riguardo. Ma non era un incontro pubblico?
Il rebus sulla presenza o meno di un rappresentante del M5S nella Giunta comunale barese del neo sindaco Vito Leccese non è destinato, verosimilmente, a sciogliersi a breve. Infatti, la frattura apertasi all’interno del campo largo barese dei progressisti, a seguito dell’indicazione al sindaco di un nome non eletto in Consiglio, Raffaele Diomede, da parte del responsabile provinciale barese dei pentastellati, Raimondo Innamorato, ed il conseguente disconoscimento in Aula di detto assessore, da parte dei due consiglieri del gruppo pentastellato, Antonello Delle Fontane ed Italo Carelli, ha prodotto di fatto un “caso” politico all’interno della maggioranza di centrosinistra al Comune di Bari i cui sviluppi, al momento, sono incerti e soprattutto non è chiaro se ad essere in crisi è il solo campo largo cittadino oppure l’accaduto è il sintomo di una più criticità tra il M5S ed il centrosinistra tradizionale a trazione Pd. Difatti la vicenda barese, a ben vedere, non può essere solo una questione interna locale al partito di Giuseppe Conte e Beppe Grillo, nella quale il responsabile provinciale del Movimento, in accordo con i vertici nazioni, ha by-passato i due eletti in Consiglio, indicando al sindaco, per il posto nell’esecutivo cittadino, un nome non condiviso da chi deve, poi, votare in Aula i provvedimenti della maggioranza di governo della città. Sarebbe forse troppo superficiale limitarsi a considerare la vicenda del M5S al Comune solo una “questione” tra il gruppo consigliare ed taluni vertici locali e nazionali del Movimento, perché non sarebbe stato difficile prevedere che l’indicazione a Leccese del nome dell’assessore in quota “5 Stelle”, senza il coinvolgimento nella scelta dei due rappresentanti pentastellati presenti in Consiglio, avrebbe fatalmente portato ad una rottura politica all’interno del fronte progressista al Comune e, quindi, ad una frantumazione politica del cosiddetto “capo largo” cittadino. Quindi, ciò che è accaduto mercoledì scorso nell’aula “Dalfino”, con la dichiarazione dei rappresentanti del M5s alla prima seduta di Consiglio, sarebbe stato prevedibile sia da pare del sindaco Leccese (che, a quanto pare, non si sarebbe accertato, prima di nominare Diomede, se il nome indicato dai vertici dei pentastellati era “digerito” dai due rappresentati in Consiglio), sia da parte degli stessi vertici del M5S, perché non è ipotizzabile che gli stessi vertici, prima di indicare Diomede, non si siano confrontati anche con i due eletti in Consiglio. Forse lo hanno fatto (ma se non lo avessero fatto sarebbe ancora più grave, perché significherebbe che all’interno del Movimento non c’è confronto, quindi democrazia), però la forzatura sul nome di Diomede era esattamente finalizzata a suscitare la presa di distanza del M5S dal sindaco Leccese e dalla sua coalizione. Una presa di distanza politica che di certo non poteva avvenire in maniera netta ed immediata, per cui il disconoscimento di Diomede da parte del gruppo del M5S sarebbe stato il giusto pretesto per sottrarre il Movimento dall’imbarazzo di una repentina virata politica. Quindi, la vicenda con il gruppo consigliare del M5S potrebbe essere etichettata come un’ingenuità (o, forse meglio, errore politico) del neo sindaco di Bari. Invece un “errore” (non politico, ma di conoscenza in materia di informazione pubblica) il sindaco Leccese lo ha commesso lunedì mattina, durante l’incontro effettuato insieme ai 9 componenti della sua Giunta, nella Parrocchia del quartiere “San Pio”, a Santo Spirito, quando ha redarguito uno dei presenti in chiesa che, con il telefonino, stava filmando il suo intervento, affermando che per tale registrazione serviva essere autorizzati. Peccato che in detto contesto Leccese non abbia poi chiarito chi avrebbe dovuto “autorizzare” quel cittadino a fare riprese di un incontro pubblico, quale era per l’appunto quello di lunedì scorso a “San Pio”, considerato che detto incontro non era di carattere riservato e che Leccese era lì presente non in veste privata, bensì di Primo cittadino che, in quanto tale, parlava in veste di pubblico ufficiale. Quindi, si è chiesto qualcuno che ha assistito al tentativo di non registrazione della seduta, “con tali presupposti, quali sarebbero le legittime ‘ragioni’ per non poter riprendere quanto stava dichiarando in quella sede?”. Ragioni, per la verità, incomprensibili non solo al cittadino lì presente e che si è posto l’interrogativo, ma anche a noi operatori dell’informazione ed anche a gran parte dell’Opinione Pubblica che del fatto è venuta a conoscenza. Infatti, il dubbio che sorge è che il neo Primo cittadino barese non abbia ancora preso piena consapevole del suo nuovo ruolo e, quindi, del fatto che ciò che afferma pubblicamente non può in alcun modo essere oggetto di riservatezza e, quindi, di autorizzazione.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 28 Agosto 2024