Cultura e Spettacoli

Il regista del banchetto

Una strada dl Fesca-San Girolamo è stata intitolata a Vincenzo Corrado (Oria, 18 gennaio 1736 – Napoli, 11 novembre 1836). La targhetta si limita a definirlo ‘gastronomo’. Altrove, è considerato il più grande cuoco del suo tempo, quasi un secondo Vatel, il celebre maestro di cucina francese che fu al servizio del principe di Condé. Due inesattezze. Certo, Corrado doveva avere palato fine, oltre a conoscere i fondamentali della buona cucina, ma tanto non basta a iscrivere il proprio nome nella storia del cibo. In verità egli s’occupò d’altro, di cui scrisse e con competenza inarrivabile, sicché il titolo di letterato gli va meno stretto di quello di cuoco o di gastronomo. Fu comunque uomo di cultura enciclopedica. Ad avvicinarlo all’arte culinaria intorno al 1750 fu il Superiore Generale della Congregazione dei Padri Celestini di San Pietro in Maiella a Napoli. Il bagaglio culturale accumulato studiando anche matematica, astronomia, filosofia e lingue straniere (più avanti avrebbe insegnato francese e spagnolo ai rampolli della Napoli aristocratica) contribuì a fare di Vincenzo Corrado, il più grande maestro del suo tempo nell’arte della presentazione delle portate e della ‘regia’ del banchetto. Abbandonata la carriera ecclesiastica, fu chiamato in qualità di ‘Capo dei servizi di bocca’ a ‘dirigere’ la cucina di Don Michele imperiali, Principe di Modena e Francavilla Fontana, Marchese di Oria e Gentiluomo di camera del Re delle Due Sicilie che abitava a Palazzo Cellamare a Napoli. Lì il Corrado spiegò tutto il suo talento organizzativo mettendo in piedi efficientissime ‘brigate’ di sala e di cucina. Classificati secondo una rigida gerarchia, al comando di Corrado erano cuochi specializzati (nei fritti, nelle insalate, nei pasticci, nei vini…) ripostieri, scalchi, serventi e sguatteri. A contatto con i commensali, invece, erano maggiordomi, domestici, ‘volteggianti’ e paggi (nel caso dei banchetti più importanti la massa complessiva degli uomini a disposizione di Corrado poteva superare il centinaio). Primo al mondo, il talento oritano seppe fare di ogni banchetto un evento in cui l’arte culinaria si sposava in modo irresistibile col senso dello spettacolo. In un passo dell’opera che consolidò la sua fama e della quale si parlerà più avanti, Corrado accenna alle sue sontuose composizioni a cui ricorreva : “ Grandi vasi in porcellana ricolmi di fiori variopinti ; alzate di cristallo e argento a tre o quattro piani colmi di dessert o frutta o fiori o ortaggi ; bianchi gruppi di porcellana raffiguranti scene arcadiche o bucoliche ; puttini d’argento ; gabbiette dorate con piccoli uccellini cinguettanti ; coppe di cristallo di varie fogge in cui guizzano pesciolini tra foglie di rose ed altri fiori… A centro tavola cornici di frutta, di fiori freschi e di ortaggi, secondo la stagione variante, disposti, intervallati da piccole spalliere di agrumi in porcellana con ortolani nell’atto di raccoglierli…”Un raffinato regista, diremmo oggi. Ciò gli procurò una fama che assai presto andò oltre i confini di Napoli. Corrado toccò poi la notorietà internazionale quando, ancora una volta per primo, volle raccogliere in un libro la sua filosofia del “buon gusto nella tavola” inteso come “sano pensare”. Il “Cuoco Galante”, la cui prima edizione vide la luce nel 1801, ebbe un successo fulminante, tant’è che andò incontro a ben sette ristampe, l’ultima delle quali, datata 1857, è alquanto successiva alla morte del suo autore. In precedenza (nel 1778) Corrado aveva pubblicato un’opera che già nel titolo anticipava il suo pensiero : ‘Credenziere del buon gusto, del bello, del soave e del dilettevole per soddisfare gli uomini di sapere e di gusto’. Altre sue opere : ‘Il cibo Pitagorico’, ‘Trattato sulle patate’, ‘Manovre del cioccolato e del caffè, ‘Trattato sull’agricoltura e sulla pastorizia’, ‘Poesie baccanali per commensali’.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Maggio 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio