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Il renziano Decaro non fa vincere il “Sì” neanche nella sua Torre a Mare

Un risultato, quello del referendum costituzionale di domenica scorsa, che anche in Puglia, ma soprattutto a Bari, va ben oltre ogni previsione ed aspettativa. E questo non soltanto per la partecipazione di coloro che si sono recati al seggio ad esprimere il proprio parere sulla riforma promossa dal premier ora dimissionario, Matteo Renzi (Pd), ma anche per le percentuali raggiunte nella vittoria del “No” e, conseguentemente, di quella riportata nella sconfitta dal “Sì”. Infatti, la sorpresa più clamorosa per la sconfitta del “Sì” in Puglia si è registra proprio nella Città di Bari, amministrata da quasi 30 mesi dal sindaco capofila dei renziani pugliesi, nonché neo presidente dell’Anci, Antonio Decaro, considerato che a Bari  la percentuale ottenuta dal “Sì” nel referendum è stata appena del 31,98 % , vale a dire circa un punto al di sotto del risultato medio regionale, che si è attesto al 32,84%. Però, il risultato ancor più negativo per l’alfiere renziano pugliese del “Sì” è il dato riportato nei 5 seggi del quartiere all’estremo sud di Bari, Torre a Mare, considerato da sempre come il principale feudo politico-elettorale della famiglia Decaro, in quanto luogo di residenza sia del Primo cittadino barese che di altri componenti familiari, in particolare del padre Giovanni, che sin dai tempi della militanza nelle fila del vecchio Psi è sempre stato politicamente presente nella piccola Torre a Mare, al punto da considerarla per questo come la roccaforte politica di famiglia. Ma stavolta al referendum costituzionale, nonostante fosse ben nota l’importanza del risultato del “Sì” per Decaro, anche il quartiere marinaro a sud del Capoluogo gli ha voltato inesorabilmente e clamorosamente le spalle, con un esito a dir poco sorprendente per gli osservatori politici, oltre che sicuramente deludente per i Decaro (figlio e padre) e per l’intero Pd barese. Infatti, in nessuno dei 5 seggi di Torre a Mare il “Sì” ha vinto, raggiungendo infatti solo in uno di essi la misera quota del 36% ed in altri due il 35%. Mentre nei restanti due la sconfitta del “Sì” è ancor più eclatante, perché il “No” ha ottenuto addirittura il 72%, ossia ben 4 punti in più della media cittadina. In altri termini, nel quartiere ritenuto “cuore elettorale” del sindaco barese e metropolitano, perché la realtà da lui meglio conosciuta e frequentata, le cui dimensioni (poco più di 4mila elettori) lascerebbero presumere che i votanti siano conosciuti da Decaro quasi tutti personalmente, in questo così importante referendum, per Renzi ed il suo Governo, il principale “portabandiera” del renzismo in Puglia non è riuscito neppure a far vincere il “Sì” in una delle 5 sezioni elettorali di Torre a Mare. A questo punto, secondo molti addetti ai lavori della politica locale, basterebbe questo dato a far proclamare che l’effettivo leader del Pd barese, ma soprattutto pugliese, è il predecessore di Decaro al Comune di Bari, ora a capo della Regione Puglia, Michele Emiliano che, come è noto, pur avendo dichiarato la sua “non belligeranza” al “Sì”, e quindi all’azione propagandistica del duo renziano “Decaro-Lacarra”, era schierato decisamente per il “No”. Una desistenza, quella del governatore pugliese, dichiarata a sole poche settimane dal voto di domenica scorsa e rilasciata  probabilmente perché “tirato per la giacca” proprio dal sindaco Decaro che aveva tutto l’interesse a tenere fermo Emiliano nella speranza di poter conseguire un risultato pugliese, e barese in particolare, favorevole al “Sì”. E, quindi, a dimostrare al premier (che negli ultimi tempi, pur di elevare la figura politica di Decaro in chiave anti Emiliano, oltre a promuoverlo alla guida dell’Anci, ha inondato di fondi straordinari sia il Comune che la Città metropolitana) di essere un capo corrente in grado di “tener testa” (o, forse meglio, “a bada”) nel Pd pugliese il “Gladiatore” attualmente alla guida della Regione Puglia, però con evidenti ambizioni da leader nazionale dei Dem e, quindi, di rivale dello stesso Renzi. Obiettivo, quello del sindaco Decaro, che alla luce dei dati referendari è chiaramente fallito, sia perché Emiliano non è rimasto assolutamente fermo nella campagna referendaria, avendo comunque operato per il “No” da dietro le quinte, sia perché Decaro non è stato in grado neppure di far vincere il “Sì” nel proprio quartiere. Né tantomeno il Primo cittadino barese potrebbe vantarsi di aver arginato la vittoria del “No” nel Capoluogo, visto che la media cittadina del “Sì” è stata addirittura inferiore a quella della provincia di Bari e di altre città pugliesi. Anzi, a voler essere ancor più rigorosi nell’analisi, nel Capoluogo di regione l’alfiere renziano Decaro non è neppure riuscito nell’impresa di portare ai seggi una percentuale di votanti almeno pari a quella di altri centri pugliesi, in modo da sperare almeno sotto l’aspetto probabilistico in una percentuale in più per i “Sì”. Però, sempre secondo alcuni addetti ai lavori, in un’impresa è riuscito benissimo in questa campagna referendaria ed è stata quella di “zavorrare” Emiliano facendolo incontrare con Renzi poche settimane prima del voto, al fine di un “patto di desistenza” che sarebbe stato molto utile per lui, se fosse riuscito nell’intento di far vincere il “Sì” in Puglia, ma soprattutto a Bari, ma che sarà invece sicuramente un neo per il governatore pugliese nelle prossime vicende nazionali interne al Pd, poiché tale dichiarazione non consentirà sicuramente ad Emiliano di poter sedere in prima fila tra coloro che nel Pd hanno apertamente appoggiato il “No”. Una pecca, questa, che già qualcuno rinfaccia ad Emiliano per la campagna referendaria appena conclusa e che sicuramente può creare qualche problema nell’ipotesi di un’eventuale sua scalata al vertice del Pd al prossimo congresso nazionale. Ma, a prescindere da questo dettaglio, ciò che emerge dal risultato barese e pugliese della scorsa domenica è che l’effettivo leader del Pd pugliese era e resta  Emiliano, mentre Decaro pur essendo stato elevato a presidente dell’Anci, resta comunque una figura secondaria del partito. Ciò che invece occorre capire è quale potrebbe essere ora, alla luce del risultato barese del referendum costituzionale, il futuro politico del sindaco Decaro. Infatti, l’interrogativo di molti è: “potrebbe ancora il Primo cittadino barese essere considerato da Renzi un personaggio su cui puntare realmente in futuro per la tenuta della propria corrente interna al Pd in Puglia?”  Ma, forse, è lo stesso Decaro che da ieri notte sta già pensando ad un diverso “carro” su cui salire all’interno del Pd, per tentare almeno di non naufragare da sindaco di Bari, la cui poltrona – viste anche le recenti fibrillazioni interne al consiglio comunale – potrebbe da un momento all’altro vacillare, se non ci fosse Emiliano ad evitarlo, perché Renzi, d’ora in avanti, anche per sventare questo “pericolo” potrebbe fargli ben poco. Comunque, per la cronaca, facciamo presente che i “renziani” in un solo centro della Puglia sono riusciti la scorsa domenica a far vincere il “Sì”, ossia nel piccolo Comune di Melpignano (circa 2.200 abitanti), in provincia di Lecce. Ma per questo piccolo entusiasmante risultato per i sostenitori del “Sì”,  il presunto leader del Pd pugliese, Decaro, sicuramente c’entra poco.           

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Dicembre 2016

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