Cultura e Spettacoli

Il Rex e la gloria, la Concordia e l’ignominia

Mesi fa Vendola faceva udire la sua voce perché la Concordia venisse smantellata a Taranto. L’avessero ascoltato chissà la folla in prossimità del Ponte Girevole in occasione del transito della carcassa. La stessa folla, crediamo, che si sarebbe raccolta se quella nave fosse passata intatta, come ancora intatta e tronfia cominciò quel giorno fatale a sfilare fra gli scogli dell’Isola del Giglio. C’è a chi piace questo tipo di nave, questo emblema del pensiero-parvenu, dell’epopea piccolo-borghese. Gli estimatori di tali alveari galleggianti ignorano cosa significhi stile nautico. Non hanno mai visto  i transatlantici che sino agli anni sessanta solcavano gli oceani. Titanic, Lusitania e Andrea Doria non sono entrate nelle leggenda solo perché andate a fondo. Semplicemente, erano meravigliose a vedersi. Lo stesso vale per un altro colosso del mare di cui oggi ricorre l’83esimo anniversario del varo. Era il 1° agosto 1931, quando nei cantieri dell’Ansaldo di Sestri Levante, veniva varato il Rex, un colosso di 51mila tonnellate capace di ospitare quasi duemila passeggeri, un prodigio della tecnica destinato due anni dopo a conquistare il Nastro Azzurro, cioè il record di traversata Gibilterra-New York (distanza percorsa in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti viaggiando a una velocità media di 30,6 nodi). Il Rex, che fu uno dei vanti dell’Italia fascista, si radicò nell’immaginario collettivo come emblema di avventura e riscatto sociale. Anche per questo lasciò il segno nel mondo dell’arte.  In ‘Chidde dì’, un testo scritto nel 1975 dal nostro e compianto Vito Maurogiovanni, c’è un quadro scenico che vede una coppia di coniugi arrampicata su uno scoglio insieme ad altre migliaia di baresi convenuti sul lungomare per assistere al passaggio del Rex. E in un film di Fellini, ‘Amarcord’, una folla di riminesi a bordo di piccole imbarcazione attende in mare, nel buio della sera, il passaggio dello stesso transatlantico. Entrambe le scene sono ‘tecnicamente’ inverosimili. Le rotte del Rex, infatti, escludevano l’Adriatico. Per meglio dire, quella nave l’Adriatico lo attraversò una volta ma ciò avvenne quasi in incognito o comunque senza alcun clamore. Con l’entrata in guerra, da Genova fu trasferito prima a Napoli, poi a Brindisi, poi ancora a Pola e infine a Trieste nel giorno di ferragosto del 1940. A Semedella, all’interno del porto istriano, languì sino all’8 settembre ’44. Ripetutamente bombardato, arse per quattro giorni prima di affondare. Con la pace fu considerata la possibilità di recuperare la nave, ma l’impresa si rivelò antieconomica e il transatlantico fu smantellato fra il ’47 e il ’58, ma non del tutto. Sembra che quando il transatlantico si adagiò sul fianco sinistro, l’elica esterna, spinta dal peso dello scafo, si conficcò nello spesso strato di fango del fondale di Semedella, staccandosi. Non fu mai trovata. Meglio così.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 2 Agosto 2014

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