Cultura e Spettacoli

Il riso fa buon sangue

Espressione di comicità che non conosce latitudine, la barzelletta risponde all’esigenza di tirare il fiato tra una fatica e l’altra o di sollevare l’animo afflitto dai guasti inevitabili dell’esistenza. Quando non di cattivo gusto, questi brevi racconti umoristici in cui situazioni comuni vengono rivoltate in chiave comica o surreale possono rivelarsi ‘socialmente utili’. Saper ridere delle sventure comuni è esercizio d’intelligenza. Il riso fa buon sangue, si dice, sollecita la reattività, scaccia memorie infauste. Per di più non costa, né presenta controindicazioni. Perché non indulgervi, allora? Una sonora risata può essere provvidenziale nelle congiunture peggiori, specie se di respiro collettivo, come nel caso delle pandemie. E ciò a prescindere dal periodo storico. Per quanto la Storia taccia in proposito, non è difficile immaginare l’uomo della strada che con una barzelletta allevia la desolazione della febbre tifoide del 430 avanti Cristo, della Peste Nera del XIV secolo, dell’influenza Spagnola del Novecento… La pandemia del Coronavirus non sta facendo eccezione. Unica differenza, invece che in piazza o all’osteria, oggi le battute girano in Rete. Ecco una breve selezione delle più recenti :  Ho lavato così tanto le mani che sono riapparsi gli appunti che avevo scritto agli esami di maturità del ’95 – Ci sono in giro per il mondo troppe battute sul coronavirus, è una pandemia – Il mio corpo ha assorbito talmente tanto sapone e disinfettante che quando faccio la pipì pulisco il water – Stai tranquillo il coronavirus non durerà a lungo, è stato fatto in Cina – Se le scuole resteranno chiuse ancora a lungo, le mamme troveranno un vaccino per il coronavirus prima degli scienziati – Il Messico ha chiesto a Trump di sbrigarsi a costruire il muro… Chi è che inventa queste facezie? A parte il caso di comici famosi (Gino Bramieri e Carlo Dapporto sono i primi nomi che salgono alla memoria), da sempre il profilo del barzellettiere è anonimo. Non di meno siamo riusciti ad individuarne uno. Si chiama Paul Summer. Giovane cantante-cabarettista di casa nostra, Paul Summer ha dovuto come tutti patire le severe restrizioni imposte durante la fase acuta della pandemia. Ma se la stessa infausta contingenza gli ha imposto la mascherina, non è riuscita a imbavagliargli la bocca, a soffocare il bisogno mordace di irridere il nemico globale del momento: “Arrestato il Coronavirus per furto in una concessionaria Fiat dove era entrato urlando: La Pand’è… mia!” – “Il Coronavirus da piccolo apparteneva ad una famiglia molto povera; quando arrivava carnevale, tutti i bimbi si presentavano col vestito di Goldrake o di Mazinga mentre lui era il solo con la mascherina…”  (i.i.)

 


Pubblicato il 23 Giugno 2020

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