Cultura e Spettacoli

Il ritorno del volpino

Sta tornando il volpino. Quelli che pretendono di amare i cani spesso scelgono il loro ‘amico’ (e guai con costoro a parlare di ‘padroni’!) sulla base di tendenze non lontane da quelle che consacrano il successo di un cantante, una firma o un taglio di capelli. C’è stato il momento del cocker, poi del doberman, del chihuahua, dello yorkshire, del pitbull… adesso ‘va’ il volpino. Un cane ‘comodo’ per le dimensioni ridotte, lo scarso bisogno di cure e la sua duttilità : oltre che di grande compagnia, è molto vigile ; essendo un instancabile abbaiatore, funge bene da ‘cane d’allerta’. Un ritorno, dicevamo. Il volpino ha origini assai antiche. Nel Rinascimento, come molti dipinti testimoniano, era apprezzatissimo cane da salotto, sia nella livrea bianca che in quella rossiccia. Ma nel Settecento passò di moda negli ambienti aristocratici, dove il suo posto venne preso dal barboncino. Fu allora che rischiò l’estinzione. A tenere in vita questa razza furono pastori, massari e carrettieri, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. I primi individuarono in questo animale il miglior soccorso notturno (nessun altro cane fiuta meglio l’avvicinarsi dei lupi nel buio). I secondi nel recinto delle masserie usavano fargli fare coppia con molossi e altri cagnacci ; la funzione del volpino consisteva nell’allertare i ben più prestanti ‘colleghi’ in presenza di novità. Infine i carrettieri, che nel volpino scoprirono un impagabile compagno di viaggio. Ancora negli anni cinquanta era frequente sulle strade di campagna e sulle provinciali di casa nostra veder transitare rozzi e cigolanti carri agricoli in legno caratterizzati dalle dimensioni delle ruote (il cui diametro poteva arrivare anche a 1,5 m.) tirati da un cavallo, un somaro, un mulo o un bardotto. Mezzi arcaici, non contemplavano alcuna copertura, per cui una vecchia imbottita per la bestia, un’incerata per la merce e un cappello e una mantella per il conducente erano l’unico rimedio contro pioggia, umido, freddo e neve. Contro il buio, invece, bastava una lampada a petrolio che penzolava fra le due ruote. Questi mezzi procedevano a velocità poco superiori al passo d’uomo, sicché era facile su percorsi senza ostacoli, ripetuti quotidianamente e mandati a memoria dall’animale che il carrettiere s’addormentasse. E in caso d’emergenza? Ebbene, allora interveniva una sorta di ‘navigatore animale’, l’immancabile volpino bianco o rossiccio. Trattenuta da un corto guinzaglio, la bestiola trottava a poca distanza dal fanale svolgendo alla perfezione il proprio compito che consisteva nel voltarsi ad abbaiare da qualunque parte giungessero novità. Adesso invece… Corsi e ricorsi storici. Funziona per gli uomini, perché non dovrebbe funzionare anche per gli animali?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 29 Settembre 2017

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