Cultura e Spettacoli

Il segno di Pirro è carsico

Sceso alla testa delle sue truppe in difesa di Taranto oppressa dalle mire di Roma, Pirro lasciò il segno in Puglia. Nella Valle d’Itria porta il suo nome un bacino ricco di manifestazioni carsiche (doline, inghiottitoi, grotte, lame, gravi) che si allunga per una dozzina di chilometri fra Castellana e Putignano. Si vuole che l’esercito epirota, una volta sbarcato a Brindisi, si sia accampato qui in attesa di muovere contro l’avversario lasciando potente memoria di sé più a causa dei famosi elefanti che per il numero di armati. A meno che non abbiano ragione quanti attribuiscono il nome ‘Pirro’ alle ‘pire’, raccoglitori in pietra d’acqua piovana, di cui il territorio in questione era disseminato. Il che ci pare verosimile dal momento che, se furono i pachidermi a impressionare tanto i nostri progenitori, questi avrebbero battezzato il canale ‘degli elefanti’, piuttosto che ‘di Pirro’. A dimostrazione di come il passaggio del principe epirota sia da noi rimasto indimenticato concorrono due leggende, che il solito, puntuale La Sorsa riporta nel suo ‘Storia di Puglia’. Il paragrafo X (‘Leggende carsiche’) contiene la leggenda del soldato seduttore. In contrada Santa Lucia, a Monopoli, non lontano dal Canale di Pirro, serpeggia una grave particolarmente scoscesa dal cui fondo gli antichi pretendevano salissero “fischi e lamenti” e altre manifestazioni di dolore dell’anima di un soldato di Pirro che pagò carissima la capacità seduttrice. Si racconta che il tipo, circuita un’avvenente e ambitissima fanciulla, la rapisse e la portasse con sé ; un giorno però i suoi inseguitori – i parenti di lei – lo raggiunsero e lo scaraventarono nella grave. L’altra leggenda è contenuta nel Paragrafo XII (‘Leggende sull’origine di città, torri e castelli di Puglia’). In località Campulatine, nel territorio di Aradeo, ebbe luogo uno scontro minore del lungo e sanguinoso conflitto tra Roma e Pirro. La scaramuccia, però, per il fatto di essersi risolta a favore dei romani (forse si trattò del primo successo dopo le brucianti sconfitte di Heraclea e Ascoli Satriano) venne da questi celebrata con l’edificazione di un’ara. Sulla pietra dell’altare vennero scolpite queste parole : Ara Deo… (altare dedicato al Dio…). Con l’avvento dell’imperatore Costantino le parole successive furono cancellate – cosicché non si saprà mai se l’ara fu innalzata in onore di Cerere o di Marte – in modo da voltare senza sforzo a ‘cristiano’ ciò che era nato pagano. Col tempo l’altare andò in rovina e sparì. Non sparì invece la memoria di quelle due parole, che finirono con l’identificare la relativa località. Quando poi la stessa cominciò a popolarsi, quel centro abitato non potette chiamarsi che Aradeo.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 25 Settembre 2013

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