Cultura e Spettacoli

Il sogno della maschera

Nicomede, un onest’uomo che fa la maschera al cinema Umberto (un locale attivo nell’omonima piazza del capoluogo fra il 1928  e il 1955), sogna di diventare un divo del grande schermo o del teatro di varietà, sogna una donna di cui innamorarsi…. sogna.  Ma deve fare i conti col fratellastro, Adone, un imbroglioncello con cui convive e col quale non va d’accordo. Intorno a questo sofferto asse emotivo Paola Martelli costruisce ‘Quando andavamo al Cinema Umberto’, una storia ambientata nel ’43, nei primi giorni dell’occupazione alleata. Una storia degna di quei giorni e che ha per sfondo una Bari segnata dalle privazioni e dalle bombe, una città insanguinata dall’eccidio di via Niccolò dell’Arca, dove all’indomani dell’Armistizio i fascisti spararono sulla folla inerme, e prossima a conoscere le devastazioni del bombardamento della Luftwaffe (nel corso del quale una nave carica di proiettili all’iprite esplose liberando sui quartieri affacciati sul mare una devastante nube tossica su cui solo di recente si è fatta luce). Su quello sfondo si muove una composita fauna umana : poveracci, gente affamata, borsari neri, attricette senza lavoro, scugnizzi, mogli che non hanno più notizie dei mariti al fronte, reduci smemorati… Bari sembra la Napoli descritta da Malaparte in ‘La pelle’. Questo ideale legame con Napoli richiama Eduardo : Nicomede e Adone un poco si avvicinano ai fratelli Saporito, i protagonisti di ‘Le voci di dentro’, due personalità diverse, in perenne conflitto, ma strisciante. Nel caso di Nicomede e Adone, invece, il contrasto è palese, scoppiettante, gustoso. Perciò, a differenza dei Saporito, i due nel finale si riconcilieranno. Quella dipinta non è un Bari ‘milionaria’, tuttavia la sottende il medesimo senso della speranza, il medesimo colore popolare. Ciò allarga il respiro di questo dramma dai risvolti comici in termini di dramma tipico da Mezzogiorno post-bellico. La Martelli attinge a collaudati schemi relazionali e a tipologie umane di facile catalogazione che assembla con buon mestiere. In questo modo, ‘Quando andavamo al Cinema Umberto’, scorre piacevole, pur fra qualche lungaggine e qualche intoppo, grazie anche a Nico Maretti, grande novità in cartellone. Qui Maretti (è lui Nicomede) smette gli storici panni del cabarettista e veste quelli dell’attore di prosa. I nuovi panni, che non gli vanno stretti, necessitano solo di qualche ritocco da apportare nel corso delle prossime repliche. A rendere credibile la figura di Nicomede contribuisce la verve confusionaria del bravo Michele Cuonzo (Adone). Intorno alla coppia Maretti-Cuonzo si possono apprezzare il puntiglio di Valentina Gadaleta, la versatilità di Tiziana Gerbino, il rigore di Mauro Milano e la simpatia di Luca Lorusso.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 28 Ottobre 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio