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Il Tar detta le “regole” e ordina la rideterminazione degli eletti alla Regione

La Prefettura, che già due volte nei mesi scorsi è stata chiamata a rifare i conteggi sull’esito del voto delle elezioni regionali di settembre 2020, entro 20 giorni dovrà procedere nuovamente alla “rideterminazione della ripartizione dei seggi” per la “corretta composizione del Consiglio regionale pugliese”. E questo è ciò che ha deciso con un’ordinanza il Tar Puglia a seguito dei diversi ricorsi presentati da alcuni candidati consiglieri non eletti, sia di liste di opposizione che di maggioranza, tra i quali figurano Vito De Palma di Forza Italia, Antonio Paolo Scalera de “La Puglia Domani” e Sergio Blasi del Pd. Il Tar nel provvedimento adottato ha anche chiarito che la Prefettura nella rideterminazione della composizione dell’Assemblea regionale pugliese dovrà rispettare una serie di criteri precisi, che in definitiva sono quelli che emergono da una corretta applicazione della legge elettorale pugliese del febbraio 2015. Ossia “la percentuale di voti validi raggiunta dal gruppo o dalla coalizione di gruppi collegati al Presidente proclamato eletto va calcolata al netto dei voti conseguiti dalle liste che non hanno superato le soglie di sbarramento del 4%”. Quindi, facendo i conteggi in base a tale indicazione, la maggioranza di centrosinistra avrà diritto a 27 seggi anziché agli attuali 29, assegnati col verbale di proclamazione degli eletti di Novembre del 2020 dalla Commissione elettorale presso la Corte d’Appello di Bari. Inoltre, ha precisato il Tar, “lo scorrimento della graduatoria decrescente dei voti che residuano, dopo il riparto dei voti a quoziente intero, va effettuato nel senso di attribuire, prima di tutto, il seggio alla circoscrizione che ne è rimasta priva, per poi riprendere lo scorrimento della graduatoria dalla testa, ai fini dell’assegnazione degli ulteriori seggi, come sancito dal Consiglio di Stato”. I giudici del Palazzo barese di piazza Massari hanno precisano, poi, che “l’individuazione della soglia di sbarramento del 4%, al di sotto della quale le liste collegate al candidato presidente risultato eletto non concorrono all’assegnazione dei seggi, va effettuata tenendo conto del totale dei voti validi riportati nella Regione, includendosi in questo concetto anche i voti riportati dal candidato presidente” stesso. Perciò, secondo i giudici i giudici amministrativi “la corretta composizione del Consiglio regionale pugliese non può che essere la risultante dell’applicazione dei criteri enunciati, i quali interferiscono con la posizione di tutte le parti del contenzioso elettorale sviluppatosi innanzi al Tar Bari”. Motivi, questi, per i quali la Sezione barese del Tar Puglia che dovrà pronunciarsi sui diversi ricorsi presentati da candidati consiglieri non eletti  ha ritenuto che “sia opportuno nuovamente demandare alla Prefettura di Bari la rideterminazione della ripartizione dei seggi in applicazione di tutti i criteri su riportati, evidentemente destinati ad interagire, onde pervenire alla finale individuazione dei candidati da proclamare eletti e da insediare legittimamente nel Consiglio regionale pugliese”. Salvo, ovviamente, eventuali e possibili impugnative che i consiglieri attualmente insediati e che, a seguito della sentenza del Tar Puglia, potrebbero perdere il seggio quasi sicuramente potrebbero presentare al Consiglio di Stato, sia per bloccare temporaneamente l’esecutività di una sentenza ad essi sfavorevole e, quindi, per continuare a mantenere il seggio ad essi assegnato almeno fino al pronunciamento definitivo dei giudici romani di piazza Spada, sia soprattutto per tentare di ribaltare il verdetto di un giudizio che potrebbe estromettere dall’Aula barese di via Gentile, in cui si sono presenti da novembre del 2020. Insomma, la composizione del Consiglio regionale della Puglia scaturita dalle ultime regionali quasi sicuramente non è ancora definitiva, ma potrebbe variare a seguito dei ricorsi elettorali ancora in corso. Le sorprese di certo non mancheranno. In positivo, ovviamente, per i candidati che verrebbero ammessi in Consiglio ed in negativo, invece, per quelli che verrebbero estromessi. Ma dall’esito di tali contenziosi dipendono anche le “sorprese” per le casse regionali, che per uno stesso arco temporale potrebbero dover far fronte alla corresponsione di indennità arretrate (ma non previste in Bilancio) a coloro che, pur essendo rimasti dall’inizio fuori dal Consiglio, dovessero invece entrare a seguito dei ricorsi. E, pertanto, a pagare il danno economico, determinato dalle indennità che spetterebbero agli eventuali candidati ripescati e provocato dall’applicazione di una legge elettorale alquanto complicata, e quindi poco chiara, sarebbe sempre “Pantalone”.  L’udienza per le precisazioni e conclusioni a seguito dei nuovi calcoli di rideterminazione dei seggi da parte della Prefettura di Bari, e quindi per la decisione, il Tar l’ha fissata al 30 novembre prossimo.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Ottobre 2021

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