Cultura e Spettacoli

Il telegrafo ottico di Bari

Nella prima metà dell’Ottocento su una delle torri del castello di Bari svettava una robusta costruzione in legno che faceva da sostegno ad una lunga asta in cima al quale era installato un braccio rotante. Tale braccio portava alle sue estremità due bracci minori che mediante l’azione di tiranti potevano assumere configurazioni diverse e standardizzate per un totale di 196 combinazioni. A ciascuna combinazione corrispondeva un lettera, un numero, un segno d’interpunzione o un’abbreviazione. on l’impiego di un cannocchiale un messaggio poteva essere letto a distanza di numerose miglia dall’addetto di un’altra ‘stazione’, distante non più di 25 chilometri. La stazione che aveva ricevuto il messaggio doveva a questo punto ripeterlo alla stazione successiva e così via. Funzionava in questo modo il sistema del telegrafo ottico che, inventato a fine Settecento dal francese Claude Chappe, si impose prestissimo in tutta Europa. Uno dei primi Stati a fornirsi della nuova invenzione fu il Regno delle Due Sicilie che tra il 1812 e il 1815 distribuì sul suo territorio ben 320 stazioni. La distribuzione era così capillare che – si calcola – un messaggio partito da Civitella del Tronto poteva arrivare a Marsala (le due stazioni erano le più lontane in assoluto) nel giro di sei ore, tempo incomparabilmente minore rispetto a quello impiegato da portaordini a cavallo. Tale rapidità tuttavia era condizionata dalle condizioni metereologiche (nebbia o pioggia impedivano la comunicazione) e dall’efficienza degli addetti, i quali dovevano essere particolarmente vigili e rapidi sia nella lettura che nella trasmissione. Il sistema inoltre funzionava solo di giorno, poiché l’installazione di lampade montate sui bracci per le segnalazioni notturne non aveva dato risultati soddisfacenti. La rete telegrafica borbonica era ripartita in sei dipartimenti, suddivisi in circondari. Il castello di Bari, ricadente nel 21esimo circondario del terzo dipartimento, era in collegamento con la stazione del castello di Giovinazzo e con quella di Torre Pelosa, come una volta era chiamata Torre a Mare. Il telegrafo ottico ebbe largo impiego anche in guerra. Napoleone, per esempio, sul campo di battaglia utilizzava segnalatori mobili. Una curiosità : Questo sistema di comunicazione a distanza è citato ne ‘Il Conte di Montecristo, celebre romanzo di Dumas (nella storia il Conte corrompe l’addetto di un segnalatore perché trasmetta falsificato il messaggio ricevuto e che ha per oggetto quotazioni di borsa; in questa maniera potrà danneggiare pesantemente il suo nemico personale, il banchiere Danglars). Per quanto affidabile, il telegrafo ottico dovette andare in pensione con l’avvento del telegrafo elettrico. Ciò fa pensare che il segnalatore di Bari sia stato smantellato appena dopo l’unità d’Italia.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 19 Settembre 2014

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